Da: Annunziato Seminara
Data:16/12/2014 10:26 (GMT+01:00)
A: Rosario
pizzostory 16 DIC 2014 -…BIXIO’S IN BREVE
Eh sì, perché l’avventura dei mille, millanteria per tanti, mill’eroismo per tant’altri ancora, avvince e confonde l’assegnazione del primato di vicende e di avventure del secolo del romanticismo, delle mescolanze di costituzioni illiberali e liberali della penisola nostrana.
Il primo è l’Eroe senza macchie, biondo a caschetto in testa, bionda la barba, occhi azzurri, ciglio aperto verso l’orizzonte infinito, cavallo bianco. La sua storia è leggenda della Storia ai posteri.
Il secondo, fido artefice delle guerresche tenzoni più ardite e dell’impeto nelle battaglie più cruente, occhi neri, pizzo nero, cavallo nero, ciglio nero e per niente sereno.
Entrambi marinai di adozione. Combattenti di terra, sul cavallo per vocazione.
Del primo s’è detto molto. Fra tutto, la limpidezza della lealtà.
Del secondo tante spigolature che non fanno l’uomo di avventure ma il guerriero aspro e integerrimo. Asperità che aveva dentro di sé da poco più di 10 anni di età. Quando sembra che il padre lo trascurò fino a farlo imbarcare come mozzo in una nave. Ottavo di una figliata quasi normale per quel tempo fu trattato, sembra, come un brutto anatroccolo.
Chissà, questo livore lo accompagnò per tutta la vita facendolo diventare ostico a tutte le relazioni, anche con gli uomini sotto il suo comando, disposto a non contestare soltanto qualsiasi ordine o rimprovero di Garibaldi (glie ne fece, glie ne fece….).
Tanto visse intensamente sui mari fino a diventare comandante di ciurme di terra. Il tempo era quello dei Pisacane e dei Mazzini e delle rivendicazioni liberali dell’800.
Fu attivo per requisire il “Lombardo” e il “Piemonte”, dove con Garibaldi ed i famosi “Mille” si diresse verso l’isola della Trinacria, per rivoltare quelle genti e risalire lo stivalone per “fare l’Italia”.
Con lui tutta la storia Garibaldina.
Anche quella meno elegante. Già!
In Sicilia, fra le retrovie che si riposavano dopo gli scontri vicino Palermo, redarguisce i volontari in sosta. Il capo di quella ciurma sottocoperta-in-terra era un noto e impetuoso volontario della prima ora. Si presentò a mò di sfida dicendosi “Generale La Masa”. Nino rispose “La Merda”. E Sirtori, colonnello garibaldino, frenò le sciabolate di quel La Masa che si proiettavano verso Bixio.
Pochi giorni più tardi, nell’ordinare a dei volontari di seguire un corteo funebre che trasportava un valoroso, si scontrò con il comandante di quei soldati che gli aveva espresso la diffidenza verso quell’ordine. Subito rissa dopo uno scappellotto di Nino, fino all’arma bianca. Il “Dittatore” Garibaldi riprese il suo fido per l’irruenza di poco gusto. Più avanti, quel Comandante di volontari sfidò a duello Bixio. Addirittura in Svizzera. Lo colpì alla mano in modo grave.
Un’altra volta, nel richiamare all’ordine, almeno quello che lui riteneva dovesse essere “l’ordine”, un reparto di volontari ungheresi, aggredì gli svogliati soldati fino a scassare la testa ad un trombettiere, e ci fu poco che quei volontari lo gettassero in mare, sempre volontariamente.
Certo non sono episodi che possono offuscare la sua fama di condottiero, che tra l’altro non si nascondeva davanti al pericolo o allo scontro più ardito.
Non a caso fu comandato da Garibaldi per sedare una sanguinosa protesta dell’ agosto del 1860, a Bronte, nei pressi di Catania. Pagina triste.
Sembra che a sorteggio fece fucilare 5 cittadini. Abitudine in uso nella Grande Guerra, sia da parte degli Stati Maggiori dei Francesi, sia degli Italiani, sia degli Austriaci.
Di questi, uno che si riteneva l’ispiratore delle proteste, tale avvocato Lombardo che tra l’altro era un liberale, divenuto deluso dai comportamenti dei “garibaldini liberatori”, e gli altri 4, appunto, “scelti” a caso.
Proprio una pagina antipatica del Risorgimento.
Anche lì un piccolo zampino degli inglesi, sempre loro dentro le cose nostre!, visto che a Bronte sembra che fosse stata donata una vasta proprietà nientepocodimeno che all’ammiraglio Nelson che aveva appoggiato lo sbarco in Sicilia delle camice rosse e che spinsero Garibaldi ad essere solerte nel frenare la rivolta.
Divenne parlamentare. La sua serietà politica fu espressa quando si sedette fra gli scranni di sinistra ma si proclamò indipendente!
Ma ancora, divenuto senatore del Regno Sabaudo, nel 1863, ad un avventuriero poco romantico e molto pragmatico, Cesare Celso Moreno, che offriva al Re Italiano il protettorato di Sumatra insistendo per evitare di lasciare campo libero agli Olandesi (“Oh, Capitano!” – Ed. Marsilio, di Rudolph J. e di Francesco Durante), manifestò in un primo momento parere favorevole. Poi, nel dubitare che il Moreno fosse mai stato a Sumatra, si allineò con chi osteggiò quel progetto.
Ma, nell’inverno del 1873 fu trovato il suo corpo, pare vicino a quello di altri due marinai, sulle spiagge di Sumatra, dov’era deceduto colpito dal colera.
Era lì per incarico dell’Olanda con la quale aveva stretto accordi per trasporto di “risorse umane” orientali da impiegare in attività lavorative nell’isola. No comment.
L’art. 50 dello Statuto Albertino disponeva che i parlamentari non avevano alcun diritto per oboli e/o rimborsi spese, neanche per i viaggi di ufficio per recarsi nelle sedi parlamentari.
Eh sì, come si fa a contestare chi cercava, in modo normale come quello di fare “lo scafista legale” di allora, per arrotondare le rendite di ufficio che non aveva?
Era il 16 dicembre, quel giorno del 1873. Quel soldato irruento, un po’ troppo rissoso, anzi alquanto………, a soli 52 anni moriva per malattia infettiva. Non su un campo di battaglia. Non in duello.
Spaccato impietoso?
Non sono queste, quelle di questo “pezzo”, parole esaltanti. Forse.
Ma, tutto sommato gli dobbiamo comunque il riconoscimento di un mito. Quello del nostro sogno ch’è arrivato. Un po’ tardi, però ci siamo. Dopo mezzo secolo.
E nel nome di Gerolamo Bixio, detto Nino, non sembra impossibile rilanciare la Storia di domani per altre generazioni di Allievi.
Forse il Nunzio, l’alias di siminarion, è stato un po’ troppo impietoso, quasi inconsciamente portato a riscattare il ricordo di quei quattro poveretti di Bronte che seguirono l’esecuzione dell’avvocato Nicolò Lombardo.
I quattro: Nunzio Spitaleri Nunno, Nunzio Samperi Spiridione, Nunzio Longhitano Longi, Nunzio Ciraldo Fraiunco.
Tutti Nunzio. Il riscatto di un nome.
E quando ce vo’, ce vo’ !
siminarion
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