Categoria: Il pensatoio di siminarion

TRISTE notizia: deceduto Claudio Biondi 1952/55

Toni Concina
WhatsApp 02.12.2021

Forse lo sapete già… è scomparso Claudio Biondi (1952-55). Grande produttore cinematografico (per esempio, Sandokan…) e mio grande, vecchio amico. Per onorarlo, riguardiamoci il bellissimo documentario da lui prodotto e girato nel 1987, anno del Bicentenario…🌹

 

Da: Annunziato Seminara
Date: ven 3 dic 2021, 03:10
Subject: pizzostory 2 DIC 2021 – CLAUDIO BIONDI
pizzostory 2 DIC 2021 – CLAUDIO BIONDI

Non mi va di parlare di “zaino”.

Siamo troppo abituati a citarlo per qualcuno che “si assenta” prima di noi.

Ed io, che ho inventato e difeso sempre questa espressione, mi trovo a disagio nel vestire Claudio con la metafora rivolta ai “nostri” che ci precedono.

Non c’è molto da dire su Claudio. Qualcosa però devo riferire a chi legge.

Quando fui responsabile della Sezione Lazio, cioè a partire dal marzo del 2003, secondo una “informativa” a me trasmessa, Claudio Biondi era esentato dal versamento della quota associativa. Per meritevolissima dedica alla Nunziatella manifestata e divulgata nel bicentenario della nostra Istituzione. Quel 1987 che ripercorse in un filmato pregevole e puntuale la Storia di Napoli e d’Italia, tutta intrisa di nomi di tantissimi zaini, delle stesse nostre camerate, prima del Suo, oggi.

Ho difeso, per appena un paio d’anni, quel vincolo d’onore. Pochissimo tempo fa, con malinconia, scrisse sulla Sua pagina social, che quell’onore non si perpetuò nei registri delle contabilità. Non era “la quota”, ma quel gesto dell’afflato che gli dovevamo tutti, e che qualcuno aveva con rispetto esaltato per primo. Chi? Già, per quanto sembri che di quell’onore non se ne parli più.

Gli scrissi che invece c’era stato uno che l’aveva difeso e mantenuto, per quel poco che il tempo mi aveva consentito. Mi fu particolarmente riconoscente. E di quella gratitudine non mi vesto, perché sentii il rituale fastidio della dimenticanza che spesso ci avvolge voltandoci verso miti impossibili.

Poi poco fa il messaggio di Toni Concina, che oltre a indurci a rivedere quel Saggio Cinematografico, ha ricordato l’attività di Claudio nella produzione di un’altra epica storia di cui non ero al corrente. Quella di Sandokan, leggenda di avventure nei mari delle tigri di Mompracem.

Al che, volando nei miei sogni che esaltano fantasie di eroismi e di passioni, mai di bassi, anzi bassissimi accostamenti di presunte e saccheggiate storie di non pregevoli pensieri, com’anche avviene fra di noi, ho ricordato che il Salgari Emilio che vagò nelle narrazioni di colorati testi della mia infanzia, aveva percorso la storia lontana di uno dei primissimi Allievi di un Collegio Militare, quello di Asti, dove nel 1864, l’appena dodicenne Giuseppe Galliano, classe 1846, fu istruito alla prima educazione alla vita e alle armi, valori che anche noi abbiamo vissuto. Quel Galliano che non passò, perché “è sempre” nella Storia Patria di Adua, fulgido esempio delle due medaglie d’oro e le due d’argento al valor militare e la promozione per merito di guerra.

Lo schiavo della Somalia”, libro d’avventura salgariana che cita Galliano, nome di un liquore francese che accosta il suo sapore alle esaltazioni di eroismi lontani, come di mitologie che affascinano i racconti, intensi come il suo colore giallo e forte nel palato, nettare di eroi, da gustare ancora in qualche “tana” di nicchia.

Salgari, Galliano e Biondi: tre nomi che a me parlano di sogni, del dovere “nella pugna”, dell’umiltà dei nostri sentimenti. Quell’umiltà che in Claudio ho sentito “melanconica”, “triste”, ma sempre generosa e senza abbandono alle enfasi dei ricordi che aveva e che ha descritto per noi nel 1987. Ma dopo questa iperbole del mio affetto verso “uno di quel ‘52”, valga ricordarlo, noi, irriducibili sfessati scapocchioni, con le parole scritte da un altro “del ‘52”, Guido Gonzo, ovvero Gomas, sul suo zaino, in quei mirabili versi del 1963, dedicati a noi, tutti noi:

CI SIAMO ESTENUATI
SOPRA GIORNI INUTILI
TESI COME SPADE
AD UN VENTO IMPOSSIBILE.
INFINE
QUESTO STARE INSIEME
CI PLACA
COME GABBIANI TESI.”

siminarion

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https://www.audinoeditore.it/catalogo/autore/43

pizzostory 12 OTT 2021 – LA NUNZIATELLA: DA FORNO A PASTIFICIO

Da: Annunziato Seminara
Inviato: 12 ottobre 2021
Oggetto: 12 OTT 2021 – LA NUNZIATELLA: DA FORNO A PASTIFICIO.

pizzostory 12 OTT 2021 – LA NUNZIATELLA: DA FORNO A PASTIFICIO.

Era d’ottobre. Tanti anni fa. Il quintultimo anno del secolo XVIII.

Avvenne quell’anno che l’Accademia della Nunziatella fu privata del “Fondo di economia” costituito dalla rendita cospicua della locazione del forno e della cantina attigua che consentiva al Comandante Brigadiere Parisi di sopperire ai “beni di equipaggio” a favore degli Allievi orfani dei militari e di quelli bisognosi, nonché utili per le opere di manutenzione del Maniero. Quello che così oggi chiamiamo, ma che, non dimentichiamolo mai, era l’ex sede del Noviziato dei Gesuiti.
Eh sì, dentro quel Maniero c’era un forno, sito più o meno sotto la sala convegno. La storia è abbastanza complessa nelle vicende che coinvolsero il “Fondo dei Lucri”, ovvero la struttura amministrativa che gestiva i proventi dei beni dei “disciolti” Gesuiti. Entrano nella vicenda i padri Somaschi che avevano raccolto le funzioni dei Gesuiti, ma l’argomento, un po’ articolato nelle figure istituzionali che si avvicendarono vanno approfondite in altra sede, per evitare di allungare un brodo saporito che potrebbe distogliere il lettore dal tema in svolgimento.
Ebbene, dal 1796, dopo quell’ottobre del 1795, non solo mancarono risorse all’Accademia, ma, è facile intuire, agli Allievi fu servito un pane che forse non era all’altezza di quello infornato a casa propria. Se non altro, acquistandolo “fuori”, forse aveva costi più cari.
E gli Allievi?
Bah!, erano anni un po’ agitati nella Napoli catto-massonica che agitava i malumori del Regno. Finché nel 1799 orde di “lazzari” si scatenarono nella città guidati alla lontana dal Cardinale senza voti, il bagnarese Ruffo di Calabria.
Respinsero i Cadetti quegli assaltatori facinorosi e sortirono verso la via Monte di Dio che conosciamo, respingendoli con decisione.
Anche se  purtroppo il Cardinale occupò la città e sospese le attività della regia Accademia della Nunziatella.
Quei cadetti non avevano pane, ma con le palle degli archibugi difesero l’onore del loro Re.
Neanche 150 anni dopo, sempre i cadetti, stavolta della GIL del ventennio……sì, l’innominabile doppio decennio che non citiamo altrimenti ti tacciono da una parte o dall’altra. Meglio dire ventennio.
A Padova, durante una cerimonia, i supremi comandanti che declamavano “libro e moschetto”, ad un paio di migliaia di giovani, schierati in armi, lanciarono l’incitamento a studiare per il futuro della Patria. In soldoni, niente moschetti e tutti libri.
Eh, i giovani, anche allora non gradivano leggere o studiare……si avventarono nelle camerate sfondando muri e finestre.
Volevano guerreggiare. Una sorta di incursioni che facciamo, ovvero facevamo, nelle camerate dei Cappelloni.
E vabbé! Furono addestrati poco più di 2 mila volontari e, “volete la guerra? “….e così furono spediti in Africa. Ma contro “lazzari” di quel tempo e di quei luoghi”?  …….meglio non pronunciarsi. Erano albionici.
Per farla breve, in quei due battaglioni di 2282 di 18enni, la decimazione fu tremenda: 899 caduti, 391 dispersi, 390 feriti.
Gloria di assalti e di sentimenti giovanili. Meglio il moschetto per difendere la Storia in cui credevano che non i libri che a volte obliterano le coscienze.
Andò così, per quei giovani che cantavano “…Colonnello non voglio il pane, voglio il piombo p’el mio moschetto, ch’ho la terra p’el mio sacchetto che per oggi mi basterà!……”

Ma la Nunziatella si è evoluta.
200anni dopo, esattamente!, dopo quel 1795, si prodigava l’Associazione degli Ex Allievi, appena al 45° anno della sua fondazione, a modificare il suo Statuto.
Finché nel 1996 fu modificato inserendo, di diritto, ovvero ope legis, gli ex Presidenti Nazionali nel Consiglio Direttivo. Con diritto di voto.
Perciò ai 15 Consiglieri eletti, si sommarono, alla scadenza dei mandati, figure “istituzionali” rappresentate da Ex Presidenti che senza ulteriore verifica elettorale entravano a far parte del “Gotha”.
Il primo ad averne beneficio fu Alessandro Ortis, già PresNazionale agli albori degli anni ’90, il quale, per suoi rispettabilissimi (in tutti i sensi) impegni personali, era pur sempre vigile da “battitore libero” (gesto che saggiava, e saggia sempre la consistenza dei tavoli).
Poi, pur non reclamandolo particolarmente, il più intelligente di tutti, ancora (così mi suggerisce siminarion), ne ebbe anche lui, dopo il secondo mandato nell’anno 2000, ‘sto diritto fino alla fine del tempo, l’Anconcin ovvero Lider Maximo (vezzeggiativo veramente sincopato e vulnerabile alle ironie di scapestrati in franchigia). Così il Diritto ope legis degli ex Presidenti si conserva oggi.
Ex Presidenti che, in verità, sostenevano e sostengono i Consiglieri eletti e quelli elettivi più che altro per ricondurli allo zoccolo duro di un “politburo” protempore.
Ma la scelta del diritto acquisito dagli ex Presidenti, caso strano, oltre che per le proprie attitudini a restare sulle brecce associative, era stata profilata dai primi “lazzarini” che agitavano l’Associazione. Dai gruppi chiusi e riservati non più nelle carbonaie o nei clubs, Forse. O forse no.
Perché anche a chi, dopo le vittorie delle competizioni cittadini di “palla-a-mano”, si autoesaltavano per fare, come gli ortodossi affermano, come pareva a loro del nome della Nunziatella.
Altri “lazzari” si profilavano” nel primo decennio del XXI secolo. Sempre “lazzari” secondo i “puri”, che talvolta pero, anch’essi “spureggiano”. Il mondo non è sempre a senso unico.
E quegli ex Presidenti, nella vulgata anglofona, veramente da “volgo”, si chiamarono e si chiamano “Past President”. Ad oggi, compreso il Presidente Onorario, istituito nel 1988,  sono 6. Chissà se dopo lo spoglio elettorale non diventeranno 7 fra quattro anni.
Cioè aumenta sempre più il numero dei 15 eletti aventi diritto oltre gli elettivi che, possono presenziare o no alle convocazioni dei Consigli Direttivi. E incidono sicuramente nelle delibere dei Consigli. Diciamo pure che le influenzano. Un bene? Un male? Non è il succo del ragionamento.
Che si definiscano “past” farebbe resuscitare in…….dignati quelli di Giarabub che combatterono gli albionici. Una cosa è certa: più passano i quadrienni e più aumentano i “past”.
La Nunziatella, in specie con l’ufficio di Presidenza fondato da qualche giorno, sta diventando, nella sua evoluzione progressiva e progressista, un pastificio. Il contrasto con i novelli lazzari, che per taluni sono lazzaroni, va difeso. No?!?

Ai posteri la valutazione.

Resta da considerare, nei commenti sui past, le assonanze che nei pastifici riconducono immagini e somiglianze ai prodotti delle macinazioni col bronzo e alle farine. Gruppo zero, zero più, integrale.
Eppoi le qualità: spaghetti, spaghettoni, spaghettini, ditalini, mezze maniche, paccheri, rigatoni, penne, rigate o lisce, linguine o bavette.
Fino all’ex Allievo della mensa associativa, al quale i Famigli di famiglie storiche per ingraziarselo, da lazzaroni anch’essi fra le pentole, preparavano e preparano, secondo i gusti, pasta al ragù, al pesto, alla gricia, al burro e formaggio grattugiato, in bianco con l’olio se emaciati ovvero riso se “dissenti”.
Ma il piatto che va per la maggiore è alla carbonara.Sempre d’attualità. Sempre desiderato. Sempre gustoso e ammaliatore. Un po’ nascosto per ingurgitarlo nei meandri dei bassi a mani basse, senza farsi vedere.
Però da parecchio la tendenza consolidata fa incetta di pasta con i broccoli, perché arricchisce tutte le qualità dei prodotti del pastificio. Anche se la pasta è poca, i broccoli non mancano. I famosi broccoli pretoriani, da sempre, nella Storia dell’Uomo fanno, per l’appunto, la Storia dell’Uomo.

E noi ci adeguiamo.

Nunzio,
il socio del 1960

 

 

pizzostory 16 maggio 2004. I NOSTRI CUBI. – 16 maggio 2021

Da: Annunziato Seminara
Data: 16 mag 2021 08:17
Oggetto: pizzostrory 16 maggio 2004. I NOSTRI CUBI.

pizzostory 16 maggio 2004. I NOSTRI CUBI.

Il 16 maggio 2004 è una data per me particolarmente  importante.
Erano appena 20 giorni che ero stato travolto dall’angoscia di sapere da Carlo Minchiotti della tragica scomparsa di Gennaro Niglio. Grande quell’  “uno di noi” che ricordiamo ogni anno. Come sui media-social qualche giorno fa.
Per me fu un dolore non convenevole, come quello che sempre ci accomuna, tutti, quando raccogliamo lo zaino di qualcuno.
Gennaro mi ha sempre espresso grandissimo affetto.
Conservo per me le sue numerose espressioni manifestate in privato.
Ma non sapevo perché fosse così forte .
Eppure con lui, e con voi, tutti, a scanso equivoci “CON VOI TUTTI”,………!, ho avuto lo stesso atteggiamento. Sempre.
Lo ricordo ancora oggi, come quel 26 aprile 2004, rigido sull’attenti la sera del 5 giugno del 2003, quasi un anno prima a Piazza di Siena, al Comando dei Battaglioni della Fedelissima che celebravano quel decreto che nel 1920 concesse alla Bandiera dell’Arma la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare per il comportamento tenuto dai Carabinieri nel corso della 1^ Guerra Mondiale.
Non potei abbracciarlo dopo i fasti di quella sera, fra luci, squilli di tromba, inni e discorsi. E fiande al vento di quella carica di cavalli, anch’essi benemeriti!
Ancor più Gennaro era stato, ED E’, ancora oggi nel mio cuore. Ma oltre al Cappellonaggio che ci accomuna. Ché da quando seppi del suo gesto spontaneo e fulmineo, naturale e senza fronzoli, di quel Capitano dell’Arma che, mentre si celebrava un processo nei confronti di alcuni ‘ndranghetosi, avvertiti i dirompenti sussulti del terreno terremotante che facevano vibrare minacciosamente le mura portanti di un antico edificio calabrese del Tribunale, se ci fu un parapiglia generale che svuotò l’Aula di Magistrati, di panza e sottopanza, Cancellieri, Avvocati, Avvocati-legulei e pubblico non curioso ma connivente e convivente con i seduti imputati, saltò una transenna a guisa di chi vende acque benefattrici con una mano sulla barriera ma l’altra chiusa decisamente sulla pistola d’ordinanza, e, rivolgendosi agli imputati sugli scranni agitati per approfittare della confusione e poi prendere la via d’uscita, intimò loro di rispettare le sedute rigide dei legni con i morbidi cuscinetti-glutei. Culi colpevoli.
Prontezza?, Mmmmmm…..!, quell’ insegnamento delle “rossastre mura di Pizzofalcone”. !
Il giorno dopo, 27 aprile, informai la Sezione Lazio che sarebbe stata “cosa sacra e giusta” celebrare un suo ricordo. Chiesa dei Santi Apostoli Napoletani, che divenne dal 18 novembre 2003, con l’altro evento dell’ “Antica Babilonia” di Nassiriya, la Nostra Chiesa Romana di Via Giulia.
Informai telefonicamente il suo compagno di corso Antonio Verdicchio che sarebbe stato il designato Alfiere del Labaro.
“Scorta” sarebbe stata assicurata da Pier Paolo Pona, non perché rappresentante del Consiglio Direttivo della Sezione Lazio, neanche perché altro Carabiniere.
Ma perché Cappellone sia di Gennaro sia di Antonio. Il corso 1963 e i loro Cappelloni del 1965 sarebbero stati la cornice “deputata” davanti al berretto di Generale dei Carrubas.
Con loro, il “gruppo Labaro” si completava con Vincenzo Pesce, testimone di tutti gli Allievi.
Gennaro non ha bisogno di una Storia da rinnovare. Tanto più rinverdita ogni anno per quella devastante notte siciliana nell’incidente stradale.
Alcuni anni dopo cercai Antonio perché volevo avere copie di alcune cartoline che aveva disegnato, mano felicissima!, per poterle ubblicare. Me ne aveva fatto dono e non le trovavo. Non lo sentivo da parecchio.
Però la moglie mi parlò del suo zaino. Mi parlò molto della Nostra Nunziatella. Mi confidò mestamente, addirittura sommessamente, che aveva avvertito il silenzio di non aver avuto risposta alla triste comunicazione espressa trasmessa alla Nunziatella.

Come, non lo sa?, non l’ha saputo?“. Quanto mi bruciano quelle parole!
Ancora mi sento in colpa per non averlo saputo. Già, quel silenzio che ancora non accetto.
Silenzio con “disincanto”, parola che rubo per non dirvi quale fu il mio pensiero.
Pensiero represso e non espresso alla moglie mentre con mestizia le manifestavo la mia partecipazione.
Eppure, negli edifici di Via Marsala, ce n’erano di Ex Allievi. Forse sì, “disincantati” e silenti!
Oppure distratti come quando assistiamo a eventi che non ci riguardano.
Come quei sacrestani “di scorta”, che preparano le vesta delle liturgie agli officianti “ministri” del Dio degli Eserciti per le cerimonie rituali. Perché rituali sono anche fra di noi quelle che ci parlano di altri “zaini a terra”.
Non li conosciamo quegli zaini. Quando invece sono gli stessi che ci parlano di noi stessi.
Anch’io non faccio a tempo a rispondere a quei “like” o “R.I.P.” che subissano i “social”.
Ogni volta penso che quelle notizie ferali trattano  chi ho conosciuto, chi ha vissuto con me, e con lo stesso zaino che mi porto dietro. Non so come scusarmi se sembro assente. Tra l’altro da un paio d’anni i “like” e i “R.I.P.” si accavallano ripetutamente. Spesso diffusi quasi distrattamente.
Anzi no, ché qualche zaino sembra più uguale di altri.
Però per me sono uguali, allo stesso livello. Non ho, e non credo che occorra recitare ” ‘a Livella” del Principe de Curtis.

Oggi, 16 maggio, sono per noi eguali gli zaini di Gennaro e di Antonio. Compagni di corso.
Compagni del mio corso. Compagni di corso di altri corsi. Tutti quei 234 fino ad oggi.
Delle stesse “caste” del ‘700 napoletano che la nostra Storia ci tramanda.
Delle nobiltà “generose“, quelle del monarca, ovvero di “privilegio, quelle degne del monarca, oppure “legali” e “civilmente decorose“, ritenute “onorate e dabbene“, sempre dal monarca. Lo stesso protempore.
Vorrei oggi demolire le sacrestie fra di noi. Che le liturgie fossero celebrate alla luce del sole e non dei riflettori orientati e mirati dal monarca.
Vorrei che tutti fossimo Re di noi stessi, e che il nostro zaino fosse protetto con le stesse fibbie, e che avesse lo stesso colore, e così fossero uguali, come sono stati e come sono i nostri armadietti, le nostre cassette d’ordinanza, gli stessi cubi.
Non gli stessi culi per quel monarca.

siminarion

 

pizzostory 7 OTTOBRE GIOVEDI’ 70 ANNI PRIMA

Da: Nunzio Seminare
Inviato: 7 ottobre 2020
Oggetto: pizzostory 7 OTT 2020 – 7 OTTOBRE GIOVEDI’ 70 ANNI PRIMA

pizzostory 7 OTT 2020 – 7 OTTOBRE GIOVEDI’ 70 ANNI PRIMA

La sera prima dei Cappelloni del terzo giorno dopo l’ingresso del 3 ottobre.
Era di mercoledì.
Dopo il contrappello: Giancarlo Cedola, Anziano, Istruttore della 2^ squadra del 1° plotone, quello dello Scientifico, con voce imperiosa, oggi a imperitura memoria:

“…..prima di andare in branda pulire bene gli scarponi…..che siano ben puliti sopra e sotto…..li voglio vedere puliti bene….!!! “

Nessuno fiatò, prima di “andare in branda”. Quelli del lato a sinistra, entrando nella prima camerata a destra dopo lo scalone. Quelli della 1^ e 2^ squadra (Istruttore l’altro, Zigutto la Cappella).
Quelli dello Scientifico “A”. Cioé!

Non erano ancora arrivati i 4 dell’Apocalisse, Torre, Fantini, Merenda e Ridolfi. E anche Pruiti, un po’ dopo di loro, il punto quinto dell’Apocalisse yesterday.
Alle 06,50, la 1^ e 2^ squadra sull’attenti davanti alle brande.
Controllo del cubo. Alle 07,05 “…fianco sinist…” e “…di corsa!” verso l’uscita verso il Cortile Piccolo per l’adunata, pronti per la sbobba-colazione di caffè, cucchiai di “ecco”, bromuro e latte.
Poco dopo: la lunga scia di segni neri di nere pedate da scarponi neri dalla camerata del 1° piano fino al Cortile Piccolo e sulle scale che portavano a mensa.
Nessun fiato la sera prima, nel silenzio dopo “il silenzio”, e durante la notte dei notturni sogni blasfemi sotto le lenzuola di cartone. Nessuna chiacchericcio ai lavandini, fra dentifrici e lamette schiumate. E tra qualche cesso fra i turchi cessi.

Ma erano “quelli dello Scientifico A”.
E il lato destro della camerata entrando, lo Scientifico “B” della 3^ squadra, Cappella Istruttore La Malfa Antonino?Ma quello era lo iato del lato “B” dello Scientifico.
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

siminarion

 

 

pizzostory 29 GIU 2020- Ettore Gallo l’immobiliarista

Da: Nunzio Seminara
Inviato: 29 giugno 2020
Oggetto:  pizzostory 29 GIU 2020- Ettore Gallo l’immobiliarista

 

pizzostory 29 GIU 2020- Ettore Gallo l’immobiliarista

Gira e rigira l’Architettura gironzola fra di noi,
Giorni fa facevo ricerche su Carlo Scarpa, un mito veneziano, Architetto di talento e di fascino smisurato come il suo sigaro.
Che c’entra con noi.
C’entra, c’entra…..
19 anni fa ci lasciava Ettore Gallo. Un nostro grande per me sempre un mito.
Chissà quanti giovani sanno di Lui.
Chissà quanti lo ricordano fra i più Anziani, pardòn, meno giovani, i famosi “giovani adulti della Nunziatella”.
Qualche sera fa, in una “zoommata” sulla piazzetta web del Galbarosa londinese, un Carruba Colonnell’Ex che, a riposo, s’è diplomato in conservatorio con il Sax, “il famoso  sax dell’Ex”…
….ci ha strombazzato magnificamente il Canto del Mak
Naturalmente un po’ di allegra e appassionata malinconia ci ha riportato alle nostalgie dei nostri canti.
Meno prorompente del “Pompa -Pompa”, ma forse il nostro inno più sentito.
Chissà quanti sanno che lo ha scritto Ettore Gallo, con il suo compagno del corso 1929 Giam Battista Cefaly.
Quel 29 giugno del 2001 erano esattamente cinque mesi dopo una kermesse a San Lorenzello. A Casa Massoni-Lombardi. La famiglia dei tre Lombardi di Pizzofalcone, Ettore (1947), Giacomo (1950) e Luciano (1954), nei Tre-giorni-tre di seminario fra tanti compagni di merende.
Venne, il Grande Ettore, l’ultimo giorno. Con quel tubicino di plastica che gli immetteva l’ossigeno.
Non stava bene. Ma il Suo cuore doveva stare con noi.
Tanto c’è da dire, cioè da ricordare. Sulle sue competenze di giurista e sui tantissimi saggi che lo elevarono a Giudice Costituzionalista e quindi a Presidente della Consulta.
Non tutti sanno che aveva il gusto del bello. Lo apprezzava e ne era affascinato.

(Com’era affascinato dalla Sua Signora Ebe Ferrari: ci voleva poco per verità, ch’era semplicemente assaissimamentevolmente bellissimissima……!)

Nacque a Napoli da genitori calabresi di Castrovillari. Dipoi patria natale di qualcun altro di noi. Ma si formò culturalmente all’ombra del Vesuvio sul nostro Monte Echia. Nelle nostre stanze, pardòn, camerate.
Poi crebbe professionalmente a Vicenza.
Saltiamo le vicissitudini giovanili prima e dopo gli anni ‘40. Tragici per tutti e per lui assai sofferti.
Arriviamo ai primi degli anni ’60.
Acquista a Vicenza il Palazzo quattocentesco  Brusarosco dove intende farne abitazione-studio. Affida i lavori di restauro e in particolare della residenza all’ultimo piano a Carlo Scarpa,.
Carlo Scarpa. Il già detto monumento dell’Architettura Italiana.
Un gigante fra scarabocchianti dei tavoli di disegno e dei parallelini di allora e delle tastiere dei pc di oggi. Non parlo poi dei plotter scafessi di quelle parti!
Quando Ettore venne a Roma, Giudice costituzionalista, vendette il Palazzo ad un imprenditore mecenate, Demetrio Zaccaria, che poi lo donò al Comune di Vicenza. Vi ospita adesso la Biblioteca “La Vigna”, sede di numerose attività culturali.
Quel Palazzo si chiama ancora oggi “CASA GALLO”.
A Roma, Ettore acquista il secondo piano del seicentesco Palazzo del Grillo. Sì, quello di Alberto Sordi, il Marchese che fece riecheggiare le parole dell’Abate eretico Flavio Bucci che prima di essere decollato si rivolse ai romani assorti dicendo “Inginocchiatevi, ché io sono io e voi non siete……” vabbeh!, lo sapete quello disse!
Quell’antico palazzo, e bellissimo, è oggi noto sia per Albertone, sia perché i gossippari a noleggio dicono che vi abitò Renato Guttuso.
Ma andrebbe ricordato non per la sua Architettura affascinante, ma per un fatto di grande insegnamento etico.
Alle riprese del film “Il Marchese del Grillo”, il regista, un certo….. Mario Monicelli…., fece fare carte false per fare le scene nel Palazzo, e in particolare nell’appartamento del secondo piano. La produzione offrì a Ettore somme strepitose per averlo un paio di mesi.
Ettore rispose che nessuna cifra poteva valere quel frutto del suo impegno Istituzionale.
E, per me, nessuna parola può descrivere questo scorcio, nascosto, della vita di Ettore Gallo.
Una decina di anni fa il piano “nobile” del Palazzo del Grillo fu messo in vendita dai figli.
Provai molta tristezza.
Cercherò di raccogliere quanto più è possibile sulla documentazione dei disegni di Carlo Scarpa su “Casa Gallo”.
Un sempre più grande Nostro.
Pure immobiliarista!

siminarion

 

 

 

pizzostory 19 MAG 2020 – IRONIA DELLA STORIA: UN ALTRO BENEVENTO ?

Da: Annunziato Seminara
Inviato: mercoledì 19 maggio 2020
Oggetto: pizzostory 19 MAG 2020 – IRONIA DELLA STORIA: UN ALTRO BENEVENTO ?

pizzostory 19 MAG 2020 – IRONIA DELLA STORIA: UN ALTRO BENEVENTO ?

19 maggio 1943 – Presidenza del Consiglio dei Ministri- Benevento – Assegnazione di Alloggi dell’I.N.C.I.S. al personale insegnante della Scuola Militare di Napoli
Si allega una documentazione storica, già consegnata a Peppino Catenacci un paio di anni fa (26 novembre 1918). E’ la corrispondenza fra Amilcare Rossi, Generale e Sottosegretario di Stato. M.O.V.M., e il Gen. C.d’A. Antonio Sorice, Ex Allievo corso 1911. Per intenderci, il corso dei Nostri Salvatore Balsamo, Cavaliere, Mario De Peppo, Fante, Gaetano Carolei, Artigliere, Raffaele Tarantini, Milizia Territoriale prima e Pilota poi, grande (oltre l’Oro e altre,  ….., due medaglie d’argento nello stesso giorno, il 3 dicembre 1915”): seguirà presto un doveroso approfondimento su quel corso.
Per ora restano i riflettori su Amilcare Rossi e Antonio Sorice, entrambi Uomini maiuscoli, che nel rispetto delle consegne che si assegnano ai militari, che diventano Soldati se degni di esserlo, risultano nella loro vicenda personale meritevoli delle consegne “affidate”, parola più consona perché proviene dalla “fides”.
La loro vita attraversa mezzo secolo di sconvolgimenti e di trambusti che furono eroici, tragici e drammatici per tutti gli Italiani.
Fino al subire processi dai quali però, uscirono non solo indenni, ma con il riconoscimento della loro dignità, quella “cosa là” che tanti saccheggiatori obliqui degli ideali cavalcano con cavalli a dondolo. Ancora oggi eh?, mica soltanto l’altro ieri e ieri!

E domani verrà ancora…….

Però è opportuno riflettere che delle decorazioni di Amilcare Rossi, l’Oro, due Argenti e due Croci di Guerra, l’ineffabile Wikipedia non riporta le motivazioni, ma riporta dell’Argento e l’Avanzamento per meriti di Antonio Sorice, degnissimo riconoscimento, postumo dei fatti esaltati perché post bellici, nel 1954, quando l’assoluzione piena dopo le accuse che lo hanno portato al processo era stata motivata anche, giustamente, per il contributo svolto al “Fronte Militare Clandestino” per l’appunto con il gruppo che portava il suo nome.
Si tratterrà in altra sede questo strabismo divulgativo che, senza riserve dovrà essere esplicitato, è sempre originato dalla faziosità della bassa cultura storica.
Vanno citati questi due Uomini, che si diedero da fare con slancio per risolvere un problema che la Nunziatella aveva denunciato per garantire agli Allievi l’istruzione scolastica in seguito al trasferimento per fatti bellici eseguito, sembra, il 25 marzo del 1943, disposto un paio di giorni prima da Vittorio Ambrosio, un altro ex del corso, Capo di Stato Maggiore Generale.
Interessante è che l’ultima firma di Amilcare Rossi fu del 3 giugno 1943, quindi gli atti conclusivi di questa documentazione furono del 29 e poi del 30 agosto del 1943: quattro giorni prima della effettiva firma dell’Armistizio (Gen. Castellano!) che nove giorni dopo, sic!, divenne storica.
Tristissimamente per tantissimi Soldati e Italiani che subirono nella Storia Patria.

Perché il ricordo di quei giorni.

Perché oggi come allora, nella Nunziatella i corsi hanno avuto un “salto della quaglia”. Non è dato sapere se sia stata la formula del permesso o licenza, comunque hanno lasciato la Scuola per andare non a Benevento, ma a casa propria. Chissà, qualcuno, forse, proprio a Benevento.
Ma la Scuola continua. Goliardia spezzata, ma la Nunziatella è viva.
Ah!, le grandi vie dell’Internet dopo quelle del Signore!
Certo che l’ironia della Storia non finirà mai di stupire.
Nel 1943 c’erano i bombardamenti dei primi B-52.
Nel 2020 ci sono quelli del Covid-19.

Il primo Covid-19 ?

siminarion

PIZZOFALCONE 2019 n. 10

Da: Annunziato Seminara
Data: 14/01/20 05:45 (GMT+01:00)
Oggetto: anno 2019. pizzofalcone.it n. 10

Avviso ai naviganti: è in onda su internet il n. 10 di pizzofalcone.it del 2019:

parla del Mentoring e del mondo del “Cyber, oggi è già ieri” e vengono ripubblicati 2 capitoli di “Campania Felix” del nostro Mimmo D’Angelo, i curiosi potranno leggere cliccando www.pizzofalcone.it

In allegato qualche foto di questa edizione.

Buona lettura,
Nunzio

 

pizzoflash 18 DIC 2019. KARIMm’afa’

Da: Annunziato Seminara
Data: 18/12/19 06:18 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzoflash 18 DIC 2019. KARIMm’afa’

pizzoflash 18 DIC 2019. KARIMm’afa’

Questione un po’ attesa, ché tira un’aria…..!
E, per i tempi che corrono. Roventi! Un Sergente degli Alpini, è stato condannato per aver insultato-offeso un giovane Tenente, oggi Maggiore trentaseienne, di origine nordafricana, Karim Akalay Bensellam, di origine magrebina. ‘nsomma, un marocchino.

Esperienza e passione per le virtù militari degli Alpini indiscussa. Forse nate quando ha completato gli studi liceali a Napoli, ‘ngoppa a Pizzofalcune, alla Nunziatella di quando c’era un mai ringraziato abbastanza Col. Dante Zampa, Comandante dal 2002 al 2005.

I “fatti”, forse, si erano ripetuti, fin tanto che l’ufficiale è ricorso alle vie legali.

La questione è abbastanza nota nelle vicende storiche (pizzostory) più volte rispolverate, dai “piemontesi”, dal sudanese di Commì, dove nato nel 1826 e, inserito da fanciullo in una lunga serie di commerci di schiavi dopo diatribe sanguinose locali, giunse in Italia e divenne poi Capitano dei Bersaglieri col nome “rifatto” di Michele Amatore, fino al “moro” di Garibaldi, l’uruguaiano di colore Andrea Aguyar (ai romani: il “tresteverino Vicolo del Moro”, dove si facevano i migliori supplì della Capitale, non c’entra niente). Ma poi occorre menzionare altre testimonianze importanti nei Collegi Militari di Roma, con gli Allievi Michele Carchidio (figlio di un Cavaliere grande Medaglia d’Oro al Valor Militare) e Domenico Mondelli (adottato da un Ufficiale dei Bersaglieri, divenuto anch’Egli Ufficiale dei Bersaglieri, primo pilota di colore al mondo nell’Aviazione Militare), quindi anche nell’allora Collegio Militare di Napoli (la nostra Nunziatella d’oggidì) con il caro Pasqualino Tolmezzo, corso 1926, Tenentino orgoglioso degli Alpini (il cognome rifasato la dice tutta). Però, a Pizzofalcone, come non dimenticare il carissimo James Booth, (corso 1880), figlio di Kalakaua, Re delle Isole Sandwich nelle Haway, giovane entusiasta di “…….quella prima Scuola”, colpito inesorabilmente dall’epidemia di colera a fine corso (settembre 1884), quando desiderava proseguire verso i corsi dell’Accademia Militare!

Per non dire dei numerosi Allievi delle citate Scuole Militari, frequentate nell’Italia Imperiale da Albanesi, n. 95 a Palazzo Salviati e n. 162 alla Nunziatella (oltre a una pattuglia di sudamericani, turchi, rumeni e svizzeri, persino cinesi, forse non tutti con familiari e parenti italiani).

Tanti precursori della vita che da qualche lustro hanno scavalcato i confini del mondo a partire da questa Europa “allargata”.

Me ne sto occupando in questi giorni.

Anticipo di aver scovato alcune “chicche” interessanti nelle successive strade “fuori porta”, anzi “fuori portone” del Palazzo Salviati e del nostro Rosso Maniero, dove sto cercando di sapere cosa sia stata la loro vita nelle “missioni fuori area” della loro vita.

Le vite precedenti a quella del nostro Rosso Maniero sono anche fra di noi, con qualcuno ben impresso nelle nostre memorie, perché nati “fuori area” da genitori residenti nel “Continente nero, alle falde del Kilimangiaro….” (il mitico “….paraponzi-ponzi-pà!”), dal bel René Benintendi, corso 1973, al Nazareno Montanti, corso 1960, indimenticata matricola 252….., che infatti non proprio per i natali ma per i caratteri genetici i suoi compagni di branda è ricordato con affetto come “il marocchino”. Guarda caso!

Intanto adesso siamo al primo grado di giudizio. Per ora. Poi verrà il secondo, …poi il terzo,……… eppoi il quarto?, sì, quello dei media e dei social, finché…………

Con l’aria che tira, se poi – poi si dovesse arrivare alla riforma della Giustizia con la prescrizione all’infinito?…….

Tempi bui di gossip, chissà quanti turn over di taralli sull’orizzonte aperto di un mare magnum!

Non per noi, di antica, consolidata e ben sperimentata esperienza. Siamo in finestra…sul Cortile Grande, ch’è proprio Grande quel Cortile!

KARIMm’a fa’

siminarion

 

 

pizzostory 12 DIC 2019 – FRAMMENTI DI ALLIEVI. Destini incrociati.

Da: Annunziato Seminara
Data: 12/12/19 10:18 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 12 DIC 2019 – FRAMMENTI DI ALLIEVI. Destini incrociati

pizzostory 12 DIC 2019 – FRAMMENTI DI ALLIEVI. Destini incrociati.

Nell’Annuario del 1943 di Milvio Mileti (corso 1940 – 43, Scuola Militare di Roma – Palazzo Salviati), vedo la foto degli Ufficiali. Una freccia indica il Cap. Stegagnini (allegato 1 e allegato 2).
Milvio dedica una intera pagina al suo Comandante “….la Compagnia” (allegato n. 3), con parole bellissime, che non devono essere interpretate: la devozione e il rispetto non si interpretano. E neanche si interpreta il carisma del Comandante!
Il cuore si sente battere con forte cadenza. Non c’è bisogno di vederlo.
Camillo Stegagnini era stato mio padrino di battesimo l’1 giugno del 1946 e, lo stesso anno, suo figlio Bruno fu “figlioccio” di mio padre.
L’amicizia fra i genitori era molto intensa. Cameratesca.
Infatti, nel 1940 erano stati insieme al 2° Rgt. Bersaglieri a Roma, in Via di San Francesco a Ripa. Sede storica per tutti i romani che, dai “tresteverini ai frontisti testaccini, al di là der ponte der sordino” chiamavano familiarmente, quei fanti piumati, “li Berzajeri a Ripa“.

1958. Frequentavo la classe seconda delle medie, a Roma, nella scuola parificata “Giuseppe Parini”, nei pressi di Piazza delle Medaglie d’Oro.
Nel far vedere la foto di mio padre Bersagliere ai compagni di classe (e…”di merendine”….),uno di questi, Claudio Cosimi, già da tre anni insieme, riconobbe sorpreso e contento suo padre: il terzo da destra in alto dell’allegato 4.
Già dalla quinta elementare eravamo nella stessa classe in quella scuola, e completammo insieme il ciclo fino alla treza media. Ancora oggi ci sentiamo con tantissimo entusiasmo.
E ancora insieme, quel capitano che col grado di Maggiore era divenuto “Aiutante Maggiore in prima”, avente cioé funzione analoga a quella dell’ “Aiutante di Campo” che oggi assiste i Comandanti di reparto, e quel tenentino, divenuto Capitano, erano inquadrati nel 68° Rgt. fanteria “Legnano”. I reggimenti Bersaglieri erano stati sciolti e gli Ufficiali erano stati sparsi in quelli della fanteria. In altro “servizio” verrà approfondita la “direttiva” che istituì tale nuovo ordinamento.
Il Comandante di Reggimento era il Col. Renzo Fantini.
Quel Fantini padre di Gianni, più grande di me di un anno, che fu mio-quasi compagno di branda nel 1960 al primo piano del Rosso Maniero di Pizzofalcone, perciò poco più di 59 anni fa. Stesse mura che Bruno Stegagnini aveva respirato dal 1953 fino al 1957.
Ma Bruno, Gianni ed io avevamo ben prima, insieme, respirato l’aria di Bergamo.
Un paio di giorni fa, Gianni, mi scrive:

Bruno Stegagnini di ritorno dalle vacanze al mare (per l’epoca una rarità), nel far vedere a noi più piccoli come si facevano i tuffi, si” tuffò” sul cemento da un parapetto di un piano terra rompendosi un braccio.
Ricordo che veniva da mia madre (che vantava pratica in ospedale come crocerossina) a fare una sorta di fisioterapia ante litteram: andava su e giù per il nostro corridoio con un pesante elefante di ebano (che ho ancora) facendo ginnastica“.

Esuberanza ed entusiasmo che poi ho saputo essere stato lo stesso nelle camerate, nell’aula studio, nei Cortili, Grande e Piccolo di quel Maniero arrossato dal sole….
Sempre nella stessa camerata di quell’antico primo piano della Caserma Parisi, l’ Alma Mater Nunziatella, passando la stessa foto che circolava e circola ancora fra le mie carte di memorie, un compagno di camerata, NON è cacofonia surreale politicamente scorretta!, Mauro Palange, riconobbe il padre nell’Ufficiale quasi accovacciato al centro della foto (stesso allegato 3) con fascia di Ufficiale di Picchetto.
Quell’aria-d’insieme riempiva d’ossigeno ancora un altro scapocchione!
Osservate ancora la foto dell’allegato 4: Camillo Stegagnini era l’Ufficiale quasi al centro in alto con la caramella a destra, accanto c’è mio padre, con la caramella a sinistra!
All’estrema sinistra, in alto, quello con i baffi era il Marchese dei Paparatti di Taurianuova, città calabrese vicino Palmi, altra “Città” di natali incrociati di cui si accennerà in seguito. Il Marchese, un paio d’anni dopo quella foto, fu testimone alle nozze dei miei genitori.
Certo s’incrociano spesso le vite nell’ambiente militare, tra l’altro fra Bersaglieri…….e se poi ci metti pure le Scuole Militari, in specie da Roma a Napoli, da Palazzo Salviati alla Nunziatella……………
Il fatto è che agli incroci ce ne freghiamo dei semafori e delle precedenze,
ché l’incontro è sempre vivo e presente, e sempre …..fragoroso.

Il rito del mito.
siminarion

 

pizzostory 9 dicembre 2019 – FRAMMENTI INCROCIATI. Il Compagno e il Camerata.

Da: Annunziato Seminara
Data: 09/12/19 13:24 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 9 DIC 2019 – FRAMMENTI INCROCIATI. Il Compagno e il Camerata.

Troppe storie incrociate abbracciano la vita degli Allievi delle Scuole Militari.
Credo che valga una “stanza” autonoma, dopo quei giorni, vicini o lontani.
Rifaserò in seguito come ordinarla.Per ora questa nota mi sollecita la vostra attenzione.

pizzostory 9 DIC 2019 – FRAMMENTI INCROCIATI. Il Sindaco e il camerata.

Un documento da sottoporre alla vostra attenzione.

Milvio Mileti, corso 1940 – 43 degli Allievi della Scuola Militare di Roma,
2° plotone di quel corso M.O.V.M. Luigi Caldieri .
Milvio fece scrivere appunti di fine corso sul suo Albo Mak π 100a chi aveva vissuto insieme con lui la stessa storia in Palazzo Salviati.Un messaggio fu scritto da “un certo” Ugo Vetere, dipoi Sindaco di Roma.Altri suoi “commilitoni” di quel plotone fu Giorgio Salandri, “nunziatello”del corso 1939 a Napoli, mentre nel 3° plotone dello stesso corso c’era anche Remo Missori, un altro “nunziatello” il quale, cresciuto a Napoli con il corso 1940, terminò la sua avventura fra “i più giovani in armi…..” a Roma.Milvio Mileti divenne Bersagliere e combatté “al nord”: “Caduto per la Patria”, come riporta la Storia di Palazzo Salviati.

Ugo Vetere, Bersagliere, da caporal maggiore militò nel CNL, poi divenne un politico fra le fila del Partito Comunista Italiano, e da Sindaco ebbe riconoscimenti da tutti per la sapienza e la saggezza della conduzione amministrativa.
Leggete cosa e come scrisse Ugo sulla pagina dell’Albo di Milvio.Un “camerata” e un “compagno”. Due Allievi allo stato puro nella vita di una stessa camerata, fra i banchi della stessa Scuola, nello stesso “refettorio”, passeggiando sullo stesso “Ponte der sordino”,a Via della Lungara.Credo che oggi quella lealtà e quei sentimenti vissuti prima di noi non siano più materia di educazione, nelle famiglie, fra la gente.

Mi trattengo dall’esprimere il mio pensiero, che va oltre le esperienze giovanili in armi.
Affetti lontani di vite mai separate.
Nunzio

Allego le parole di Ugo e una foto di plotone, dove è indicato nel riquadro Milvio Mileti e dove, con due frecce, ipotizzo l’immagine di Ugo Vetere.