Toni Concina
WhatsApp 02.12.2021
Forse lo sapete già… è scomparso Claudio Biondi (1952-55). Grande produttore cinematografico (per esempio, Sandokan…) e mio grande, vecchio amico. Per onorarlo, riguardiamoci il bellissimo documentario da lui prodotto e girato nel 1987, anno del Bicentenario…🌹
Da: Annunziato Seminara
Date: ven 3 dic 2021, 03:10
Subject: pizzostory 2 DIC 2021 – CLAUDIO BIONDI
pizzostory 2 DIC 2021 – CLAUDIO BIONDI
Non mi va di parlare di “zaino”.
Siamo troppo abituati a citarlo per qualcuno che “si assenta” prima di noi.
Ed io, che ho inventato e difeso sempre questa espressione, mi trovo a disagio nel vestire Claudio con la metafora rivolta ai “nostri” che ci precedono.
Non c’è molto da dire su Claudio. Qualcosa però devo riferire a chi legge.
Quando fui responsabile della Sezione Lazio, cioè a partire dal marzo del 2003, secondo una “informativa” a me trasmessa, Claudio Biondi era esentato dal versamento della quota associativa. Per meritevolissima dedica alla Nunziatella manifestata e divulgata nel bicentenario della nostra Istituzione. Quel 1987 che ripercorse in un filmato pregevole e puntuale la Storia di Napoli e d’Italia, tutta intrisa di nomi di tantissimi zaini, delle stesse nostre camerate, prima del Suo, oggi.
Ho difeso, per appena un paio d’anni, quel vincolo d’onore. Pochissimo tempo fa, con malinconia, scrisse sulla Sua pagina social, che quell’onore non si perpetuò nei registri delle contabilità. Non era “la quota”, ma quel gesto dell’afflato che gli dovevamo tutti, e che qualcuno aveva con rispetto esaltato per primo. Chi? Già, per quanto sembri che di quell’onore non se ne parli più.
Gli scrissi che invece c’era stato uno che l’aveva difeso e mantenuto, per quel poco che il tempo mi aveva consentito. Mi fu particolarmente riconoscente. E di quella gratitudine non mi vesto, perché sentii il rituale fastidio della dimenticanza che spesso ci avvolge voltandoci verso miti impossibili.
Poi poco fa il messaggio di Toni Concina, che oltre a indurci a rivedere quel Saggio Cinematografico, ha ricordato l’attività di Claudio nella produzione di un’altra epica storia di cui non ero al corrente. Quella di Sandokan, leggenda di avventure nei mari delle tigri di Mompracem.
Al che, volando nei miei sogni che esaltano fantasie di eroismi e di passioni, mai di bassi, anzi bassissimi accostamenti di presunte e saccheggiate storie di non pregevoli pensieri, com’anche avviene fra di noi, ho ricordato che il Salgari Emilio che vagò nelle narrazioni di colorati testi della mia infanzia, aveva percorso la storia lontana di uno dei primissimi Allievi di un Collegio Militare, quello di Asti, dove nel 1864, l’appena dodicenne Giuseppe Galliano, classe 1846, fu istruito alla prima educazione alla vita e alle armi, valori che anche noi abbiamo vissuto. Quel Galliano che non passò, perché “è sempre” nella Storia Patria di Adua, fulgido esempio delle due medaglie d’oro e le due d’argento al valor militare e la promozione per merito di guerra.
“Lo schiavo della Somalia”, libro d’avventura salgariana che cita Galliano, nome di un liquore francese che accosta il suo sapore alle esaltazioni di eroismi lontani, come di mitologie che affascinano i racconti, intensi come il suo colore giallo e forte nel palato, nettare di eroi, da gustare ancora in qualche “tana” di nicchia.
Salgari, Galliano e Biondi: tre nomi che a me parlano di sogni, del dovere “nella pugna”, dell’umiltà dei nostri sentimenti. Quell’umiltà che in Claudio ho sentito “melanconica”, “triste”, ma sempre generosa e senza abbandono alle enfasi dei ricordi che aveva e che ha descritto per noi nel 1987. Ma dopo questa iperbole del mio affetto verso “uno di quel ‘52”, valga ricordarlo, noi, irriducibili sfessati scapocchioni, con le parole scritte da un altro “del ‘52”, Guido Gonzo, ovvero Gomas, sul suo zaino, in quei mirabili versi del 1963, dedicati a noi, tutti noi:
“CI SIAMO ESTENUATI
SOPRA GIORNI INUTILI
TESI COME SPADE
AD UN VENTO IMPOSSIBILE.
INFINE
QUESTO STARE INSIEME
CI PLACA
COME GABBIANI TESI.”
siminarion
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