pizzostory 27 FEB 2017 – LA STORIA DEI DELFINI

Da: Annunziato Seminara
Date: 27 febbraio 2017 10:45
Oggetto: pizzostory 27 FEB 2017 – LA STORIA DEI DELFINI

pizzostory 27 FEB 2017 – LA STORIA DEI DELFINI

Il 17 scorso s’è tenuto un incontro con gli Allievi della Nunziatella in cui è stata presentata una riflessione sull’accortezza che sarebbe auspicabile dover osservare quando si legge la Storia.

Il centenario della Grande Guerra, in particolare quello del 1917 che ricorre quest’anno, segna l’evento drammatico di Caporetto, ormai simbolo di un fatto bellico che marchia, negativamente, le radici guerresche degli Italiani. Dalle quali, le ragioni della politica, sempre coinquiline nella Storia, si defilano per non contaminarsi, favorite a volte da divulgatori disponibili.

Il titolo del tema esposto agli Allievi, “Prima del Piave”, qui si presenta sinteticamente, rimandandone l’approfondimento alla prossima edizione di pizzofalcone.it – febbraio 2017.

Quando si parla di Grande Guerra, secondo un notissimo storico-editore, “…..la vicenda dei generali a Caporetto ha assorbito tutto l’interesse degli storici che di storia militare ne sanno poco.Il problema è che essa è la Cenerentola della storiografia italiana per cui il cittadino medio è stato nutrito non di storia ma di giudizi sulla storia…..”

Ebbene, in “Dall’Isonzo al Piave”, Tomo I, Rodorigo Editore, Ed. 2014, lo “storico” Alessandro Aldo Mola, così scrive del Piave nel paragrafo Militari e politici – “…..Caporetto suona come una maledizione. Sin dal 1859 Friedrich Engels, autore con Karl Marx del Manifesto del Partito Comunista, previde che proprio in quella conca gli austriaci avrebbero fatto irruzione in una futura guerra italo-asburgica….”
Analoga citazione viene fatta da un altro storico, Alessandro Barbero, in una intervista pubblicata dalla TV nella rubrica RaiStoria ed in una concione tenutasi a Trieste (Youtube), in cui anche lui afferma come del Piave ne parlasse già Engels nel 1859 e, secondo il Barbero, “….mentre i generali facevano i giochini della guerra…..”
Curiosando sulle affermazioni appena riportate, è stato accertato che Engels, fin dal 1848, ancor prima del 1859 citato dai due “storici illustri”, scrivesse che invece quel fiume era il baluardo difensivo di germanici e austriaci in una probabile offensiva dei piemontesi-italiani.

Cioè, l’ immaginario del lettore che dovrebbe immaginarsi quei giorni di Caporetto, era l’ immagine prefigurata da intellettuali che però risultano essi stessi immaginari. In verità sono assolutamente colti nel loro mestiere di ideologi e di divulgatori, solo che la loro prefigurazione era dell’immaginario negativo, ovvero prefigurava l’opposto di quello che erano quelle loro citazioni storiche. Che quel Piave fosse un segno geofisico di valore strategico-militare nel basso Veneto era ed è indubbio. Ma citarlo come se si trattasse di una valutazione strategica esclusiva di ideologi che anticipavano la competenza specifica dei comandi militari, altera la verità storica e trasmette, subliminalmente a chi legge o ascolta, una informazione che falsa la Storia. La falsa perché a quel tempo, prima del 1861, anno che concludeva la corsa dei mille da Marsala a Gaeta, i Generali piemontesi-italiani erano ad altre faccende affaccendati! E che quando se ne son dovuti occupare hanno fatto i loro “giochini” seriamente.

Perché indurre un uso diverso della verità storica? Quale fine non letto e non ascoltato se non quello di far scivolare i giudizi verso la impreparazione e incapacità dei nostri militari? Quante altre stanze di notizie e di raccordi di eventi vanno raccolti in un mosaico non ancora ultimato, dove i nostri avversari, i germanici e gli austrungarici, ma anche gli “alleati” franco-anglo-americani hanno sofferto conseguenze più tragiche degli italiani!
Non solo. In quegli articoli, a firma Engels, si tracciavano riferimenti alla storia militare in cui si parlava anche di roccaforti e di forti che nel territorio stabiliscono quei capisaldi di difesa ad oltranza che, nella strategia delle battaglie di quei tempi che risaliva ancora al grande Napoleone, sarebbero serviti a sfiancare le offensive del nemico per poterlo poi sopraffare. Perché chi attacca fa sforzi maggiori di chi si difende. Strana anticipazione “della guerra di Cadorna” che, come è stato affermato da Storici, MILITARI, in particolare austro-germanici!, proprio a Caporetto se non fosse stato per l’assenza di fuochi di artiglieria italiana ed una presenza di qualche Generale più soldato che “osservatore pensante e assente” (vv. pizzofalcone.it – gennaio 2017), avrebbe potuto far decidere la chiusura del conflitto prima di Vittorio Veneto, o comunque non sentiremmo parlare prevalentemente della Grande Guerra come si trattasse della disfatta di Caporetto e non della vittoria di Vittorio Veneto.
E ri-non solo. C’erano Generali che non è vero che facessero “i giochini della guerra”, perché fin dal 1876 i “Generali” studiavano la guerra futura, come infatti i vari Luigi e Carlo Mezzacapo e Giuseppe Salvatore Pianell, un grandissimo Enrico Cosenz fino all’ultimo Alberto Pollio (di quest’ultimo si parlerà in altra sede su altre note che meritano di essere rilette attentamente oltre a quelle già diffuse in pizzofalcone.it di un anno fa), fino a redigere veri e propri piani di guerra, documentandoli con schizzi e descrizioni per l’appunto in “Prima del Piave”.
Quei Generali poi, “fra un giochino e l’altro”, neanche trascuravano di dedicarsi agli armamenti di fortificazioni e di fortini.
Già, quei Generali che fanno i giochini….., secondo un costume ironico che è sarcasmo denigratorio allo stato puro: è, questa, una Storia “immaginata” ad usum delphini ?, delphini chi ?
Questo, in sintesi, quel “Prima del Piave” per gli Allievi della Nunziatella, in un incontro pacato che però serve a far riflettere tristemente come non sempre la Storia che si divulga  sia credibile, per dir loro che va letta, riletta, pensata e non subìta, per far conoscere a loro che quei giochini della guerra, dal 1882 al 1913, li facevano Generali che, guarda caso, erano tutti entrati nella Nunziatella. Un po’ prima di noi e di loro.

Quei Generali, prestigiosi precursori di una Storia che ci appartiene.

Tanto vi dovevo.

siminarion