Andare sotto…a letto – Renato Beninentendi 1973/76

Renato Benintendi
Facebook 20.01.2019

“ANDARE SOTTOOOOO!”…IL SILENZIO

ANDARE SOTTOOOO!! Non ho mai dimenticato queste due parole. Non le dimentichero’ mai. Era l’unica via di fuga dalla apnea senza fine, che da quell’ 8 ottobre aveva fermato la mia vita di sedicenne, la aveva lasciata in fondo al Corridoio Comando, dietro il Masso, insieme con i miei genitori, che avrebbero riportato a casa con i miei abiti solo il ricordo di una stagione della vita che non sarebbe mai piu’ tornata: la prima adolescenza. Quella prima terribile notte, quando l’istruttore conio’ questo codice urlante, ANDARE SOTTOOO!!, il buio pallido delle notturne avvolse quel mondo di folli dove ero capitato certo per un errore di valutazione, forse per un equivoco pompato da genitori, amici, depliants…Ma quella terribile notte si manifesto’ in noi la consapevolezza che il silenzio avrebbe sancito la tregua da quella imboscata. Certo dovemmo pensare che un sortilegio avrebbe lavorato tra quelle mura secolari per riuscire a donarci il potere, necessario e irrinunciabile, della solitudine con noi stessi. Nulla in quei primi giorni fu mai solitudine, spazio proprio, trincea invalicabile. Lo furono le notti. E se le note gracchianti del silenzio sortirono l’ effetto di proiettarci in una disorientata dimensione di ignoto, esse acquistarono presto il valore dell’ armistizio, del confine del nostro essere che nessuno, neanche il piu’ alto in grado, avrebbe potuto violare. Presto, molto presto, avremmo imparato ad amare il suono sacro del silenzio, ne avremmo distinto le note, le avremmo attese scandendo i secondi infiniti che il disco impiegava ad imboccare la pista. E se ogni altra tromba fu molesta, come la sveglia, minacciosa, come lo studio, carica di apprensione, come la adunata e il contrappello, il silenzio no, non fu mai nulla di tutto questo. Esso ci ammette da allora al mondo sacro della notte, nulla importa che da quel suono noi ci siamo ormai accomiatati. Nell’ ascoltare il silenzio in questo video, mi accorgo che da allora esso ha risuonato nella mia mente ogni sera della mia vita, che mai nulla si sarebbe compiuto se essa idealmente, dentro di me, non mi avesse accompagnato verso la notte. E se come dice Virgilio, Facilis descensus Averni, ossia facile e’ la discesa nell’ Ade, noi, compagni di corso, abbiamo imparato a farlo tutti insieme, in un rito che si ripete in chiunque e dovunque, nell’ abbraccio collettivo che le ombre di Pizzofalcone ancora riservano a chi, lasciati i propri abiti prima del Masso, si appresta ignaro e timoroso a vivere tre anni della sua giovinezza nella cornice piu’ bella del mondo, come, a fine filmato, comunica lo sguardo profondo e triste di Toni Concina, quasi a volerci dire che la fine delle nostre giornate di allora coincide con la fine della nostra esistenza, in un legame mai spezzato…

“ANDARE SOTTOOOOO!”..