pizzostory 1 OTT 2015 – Luigi Chatrian. Etica a metà

Da: Annunziato Seminara
Data: 01/Ott/2015 06:02
Oggetto: pizzostory 1 OTT 2015 – Luigi Chatrian. Etica a metà

pizzostory  1  OTT 2015 – Luigi Chatrian. Etica a metà

 

ATTI  PARLAMENTARI,

seduta del 22 settembre 1948

 

“ Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro

della   Difesa, per conoscere se risponda

a verità che, in contrasto cogli effettivi interessi

dell’Istituto, coi sentimenti della popolazione

 napoletana,    colla tradizione, si avrebbe

in   animo di allontanare da Napoli il liceo convitto

Nunziatella   (già scuola militare),

che , ininterrottamente, per 161 anni, sempre

nella  stessa ,sede, la città di Napoli ha ospitato

e  che essa considera parte integrante della

propria  vita.

 

 CHATRIAN “

 

Così interveniva l’On. Luigi Chatrian, già Comandante del 9° Rgt. Alpini nel 1935 e poi della Nunziatella dal 1937 al 1940, il Colonnello che accolse Re Vittorio Emanuele III nella celebrazione del 150° anno della fondazione dell’allora Collegio Militare di Napoli.

Nel 1951 il Gen. Chatrian, che era stato nei primi anni della guerra Comandante a Napoli del  X°  CO.MIL.TER., fondò la Sezione dell’Associazione Alpini di Ananapoli. Perché a Napoli: infatti, se nessuno la sa, gli Alpini nacquero proprio nel Palazzo Reale di Napoli con decreto costitutivo del Corpo firmato dal Re Vittorio Emanuele II il 15 Ottobre 1872.

Laureato in giurisprudenza. Dal 1945 fu sottosegretario di Stato con Bonomi, Parri e De Gasperi. Fu eletto nella Commissione Costituente. Rieletto nel 1948, venne nominato presidente della Commissione Difesa. Alla fine della legislatura si ritirò a vita privata.

La città di Aosta lo ricorda per avergli intitolato una strada.

Apriamo l’altra metà della finestra nell’anno buio dell’Italia del 1943. Chatrian era Comandante della 227° Divisione di fanteria con sede in Calabria, a Castrovillari. Fra il 2 ed il 4 settembre inizia la risalita degli Alleati verso lo stivale. Altro che Garibaldini! Ad Acquappesa, nei pressi di Cosenza, era stanziato il 76° battaglione del   141° Rgt costiera, comandato dal Col. Ambrogi.  

Un gruppetto di 19 fanti, venuti a conoscenza dell’invasione come già si era diffusa la notizia fra la popolazione, preoccupati per l’imminente scontro fatale, si allontanano dalla posizione assegnata. Diventano, cioè, disertori secondo il Regolamento di Disciplina. Di questi, cinque militari rallentano il passo e manifestano l’intenzione di tornare indietro. Forse per tornare a casa, verso sud! Ironia della diserzione si direbbe, perché sarebbero andati proprio verso gli “invasori” che salivano da Reggio Calabria e da Bagnara e di lì a poco da Nicotera e Pizzo, ancora più a nord. I 5  “indecisi” erano tutti del territorio di Gioia Tauro, la Piana di Palmi: Salvatore De Giorgio di Cittanova, Francesco Rovere di Polistena, Francesco Trimarchi di Cinquefrondi, Saverio Forgione di San Eufemia d’Aspromonte e Michele Bonelli di Sinopoli. La sera del 5 settembre i soldati vengono fermati e catturati dai loro stessi commilitoni e segregati nella piccola cappella del cimitero locale. Il Col. Ambrogi, secondo Regolamento, intendeva passarli per le armi, persino senza processo, forse perché pressato da quei momenti concitati e tragici che pesavano sulla storia di quei giorni. Proteste degli abitanti del piccolo paese, dove la notizia circolò prontamente. Mediazione vana del Parroco che si reca a Castrovillari al comando di brigata. Il Gen. Chatrian sembra che fosse titubante, ma certamente non poteva non aver riconosciuto, si disse, la voce di Badoglio che proclamava l’armistizio, e quel mercoledì del fatale 8 settembre  insistette perentoriamente nell’ordine perentorio della fucilazione, intimando al Col. Ambrogi gravi conseguenze se non avesse ubbidito. I 5 furono fucilati dietro il cimitero.

Erano circa le 23,00, quando l’armistizio fu proclamato alle 19,45!

La vedova di Salvatore De Giorgio ricorse per riscattare l’onore di un figlioletto che sarebbe cresciuto con l’onta di un Padre disertore. Negli anni ’50, dopo una pratica lunga, triste e penosa, la Corte dei Conti le concesse la pensione di guerra per il marito a decorrere dal 1 agosto 1946. La Corte definì “un atto illegale e grave” la morte del marito e attribuì la sua morte a “cause dipendenti da servizio di guerra”.

 

Prima ancora il Col. Ambrogi fu condannato a 8 anni di pena, ma usufruì dell’amnistia (decreto Togliatti).

Il Gen. Chatrian, che nel frattempo era diventato Sottosegretario di Bonomi, evitò il processo a suo carico perché era un uomo di Stato.

Nel 1947 il Tribunale Militare prosciolse gli altri 14 soldati che si erano “assentati” quel 5 settembre con quei disgraziati che invece furono passati per le armi.

Di Chatrian si scrisse che si batté per l’autonomia della Valle d’Aosta appoggiando le posizioni di Federico Chabod. Ma recentemente la scoperta di un ricercatore di storia (Andrea Désandré) rivela che in uno scritto autografo il Generale sconsigliò al Sottosegretario di Stato Giuseppe Spataro di inviare proprio Chabod a Berna come Ministro Plenipotenziario, perché pur essendogli amico, non si potevano eludere gli interessi di partito che certamente non collimavano, nella Svizzera delle autonomie dei Cantoni, con le spinte indipendentiste valdostane che erano una bandiera sia dello stesso Chatrian sia dello Chabod.

Molto strano. Cioè, non si può non pensare che si possa cambiare in poche ore il fronte della guerra: ovvero che fino poche ore dopo di quel tragico 8 settembre si sia inflessibili nella condotta di Comando in un esercito che combatteva da una parte e subito dopo si possa diventare personaggio politico di spicco di quella parte che non condivideva quella scelta del fronte.

Così pure, non risultando niente in proposito, è difficile apprezzare la dignità di un soldato che non rinuncia ai benefici politici raggiunti per non assumersi le responsabilità del ruolo di Comandante in sostegno al Col. Ambrogi che ha eseguito quegli ordini sotto l’intimidazione di gravi conseguenze.

Com’è difficile avere la mente serena quando si guarda alla Storia Patria di quei giorni, serena e senza pregiudizi.

Non gratifica molto che in quegli stessi anni dell’immediato dopoguerra, fra gli atti parlamentari emergano quelle parole in difesa della Nostra Nunziatella.

Ben altre dignità hanno  espresso nel Rosso Maniero gli anni successivi ai fatti qui descritti. Dagli Alpini Adolfo Rivoir e Franco Magnani, al Bersagliere Bernardino Grimaldi di Crotone e al Fante Annibale Gualdi.

E qui piace menzionare anche l’ultimo Alpino, Dante Zampa.

Un artista napoletano, Enzo Avitabile, cantautore magnifico della Napoli di questi anni, in un film che parla della sua vita, davanti ad una finestra aperta a metà in un vicolo vicino ai luoghi della sua infanzia, indicò la signora che sempre vedeva un po’ defilata e che chiamava “mezza signora”.

Nel film, la signora scende nel vicolo e abbraccia sorridendo Enzo.

Dietro la “mezza finestra” della dignità di un uomo, dell’onore di un soldato, c’è sempre una metà che tante volte non riusciamo a vedere. O peggio, che non vogliamo vedere.

 

Con tanta amarezza.

 

siminarion