pizzostory 23 NOV 2014 – IL CIELO IN UNA STANZA

Da: Annunziato Seminara

Data:23/11/2014 23:27 (GMT+01:00)

Oggetto: pizzostory 23 NOV 2014 – IL CIELO IN UNA STANZA

 

pizzo id=”yui_3_16_0_1_1416780543405_4683″>story   23 NOV 2014 –  IL  CIELO  IN  UNA  STANZA

 

E’ lungo il “pezzo”. Ma merita.

 

Scava che ti riscava alla fine ti stanchi quasi di registrare le cose della Storia,

e dopo le indigestioni di marce, squilli, trionfi novembrini, un po’ di tagli e cuci, tutto ce sta!

Sempre le stesse storie della Storia, sempre quelle!: ammazzamenti, politiche politichesi, rivoluzioni, congiure, invasioni, sommosse, Imperatori e martiri, Presidenti e Re; poteri, crociate incrociate, brindisi, baci, abbracci, eccetera, eccetera, e biblioteche.

Vabbé, diventi colto, dotto, informato, luminare, oratore, bla-bla-bla!, e poi bla…….

E poi?

Diceva il mio Papà: “Studere, studere, post mortem quid valere?: melius est restare sumere!”

Tanto per restare sumere, ovvero somaro, ricordando le gesta dell’ “Asino d’oro”, mi sollazzo nel riportarvi note che ai più forse sono poco note.

 

Ovverossia (bell’espressione, vero?), fàmolo strano, ‘sto pò- pò di gossip.

 

Anna d’Austria era maritata con Luigi XIII di Francia da circa 23 anni. Non avevano figli ancora, ché si dice fosse per l’interesse che il Re Luigi rivolgeva al suo esercito e ai suoi rappresentanti in armi, con o senz’armi dotati…..censura! Incontrò un prete in cremisi, il Mazzarino Cardinal e, solo per la cronaca e senza dietrologie…., dopo nove mesi nacque il Luigi che divenne XIV. Il ben famoso Re Sole, che infiammò l’Europa con arti, corti, cortigianerie….., culture d’ogni tipo, eccetera eccetera, guidato da un Maestro Mazzarino che lo seguiva con troppo amore di prete, a conferma del sangue che evidentemente lo legava. Era, il Re Sole, d’aspetto molto meno longilineo e un po’ più greve del XIII Luigi, il papà, quasi pugliese o napoletano: ‘nsomma, somaticamente nostrano.

Mi sa che da qui crebbero le antipatie delle  Gallie per gli italici galli, non sopite dopo le scorribande del “De bello gallico”.

 

Bah!, sempre a che fare contro i galletti della Francia ebbe a che fare un altro monarca, il “ IV Ferdinando” delle Due Sicilie che poi divenne il “I Ferdinando” del Regno di Napoli e di Sicilia: somigliava, spilungone longilineo da giovane e un po’ più alto e imponente in età matura, al  Luigi XIV, il Sole di cui sopra: chissà, i caratteri della tipologia “meridionale” avevano anche trasmesso al Borbone impulsi e amor di talami, quelli altrui piùcchealtro?

Eh sì, che già dalla giovane età, era abbastanza esuberante e spesso veniva ripreso con lunghi sermoni dal Ministro Bernardo Tanucci, longa manus e vox imperiosa del sovrano “Patriarca di Madrid”, di Spagna il Carlo III e già Carlo I di Borbone a Napoli, nonché papà del Ferdinando nostro.

Significativa, ed ecco qui che i transalpini c’entrano sempre, è la storiella  riportata dall’Ambasciatore francese de Choiseul (“ IL RE LAZZARONE” – Ferdinando IV di Borbone amato dal popolo e condannato dalla Storia –  di Giuseppe Campolieti, Ed. Mondadori) il quale descrive come il Monsignor Latilla, precettore e confessore di Ferdinando, ma anche un po’ il “mediatore” che cercò di chetare i bollenti spiriti del Re, per “la decisa inclinazione di questo spilungone, insaziabile di tutto, verso le grazie femminili, cittadine o rurali, signorili o ancillari che fossero”.

In particolare per gli interessi sfacciati come quelli denunciati dal Principe di Belmonte dovuti ad una battutina, anzicchennò spinta, espressa dal Monarca nei confronti della moglie.

Il Latilla, cioè il ruffianello….,  stoppò Ferdinando, ma nel contempo gli accennò che se proprio non resisteva doveva “muoversi nello spazio che la graziosissima Belmonte pareva riservargli”…. E la “sfrontata”, dal nome fatidico di Lucrezia, forse fu lei  “ a tenere a battesimo l’ancor acerbo Ferdinando”.

Sempre per la cronaca, il Principe di Belmonte divenne Ambasciatore. ……………

 

Già!, pensate un po’ il Ferdinando che avrebbe anticipato le bizzarre scorribande lettiere di tante generazioni di Allievi della Nunziatella!

 

Per essi pochissimi esempi.

Dal Carlo Pisacane che, dopo essere nominato Alfiere, fu assegnato a Cittadella del Tronto, dove s’incontrò….. con la moglie di un panettiere che, a furia di inseguirlo, forse fu lui la causa che fece arruolare il Pisacane di Sapri nella Legione Straniera, l’Esercito alquanto irregolare ma regolarizzato, dei Galletti francesi: altro che spiriti italici e socialisti e mazziniani…….!

Ma, è accertato, che ritornò nei suoi pensieri all’antica fiamma di  Enrichetta De Lorenzo, fedigrafa, maritata col più anziano cugino di Carlo, il Dionisio Lazzari, desiderata, ma non si sa quando come e dove……….., anche  dal quasi suo compagno di corso nunziatello di quell’ Enrico Cosenz, che fu assai nobile fino a fare anche da tutore a Silvia, figlia di Carlo ed Enrichetta, bisognosa di assistenza dopo la morte dei genitori.

 

Altre avventure e storiella rosa, cioè cremisi, di un Ex Allievo della Nunziatella, prima Medaglia d’Argento della Guerra Mondiale (Mrzli, 1- 4 giugno 1915), il Bersagliere “atleta e ciclista” Eugenio De Rossi, nella sua attività di “intelligence” degli anni 1890 (ne parleremo a parte), quando fu inviato al confine orientale per svolgere il mestiere di missionario segreto.

Gira che ti rigira, di corsa (era un podista ante litteram) o sulle 2 ruote (comandò, da Colonnello, il 12° Rgt. Bers. Ciclisti, nella Caserma Theulié a Milano…….), arriva a Leopoli dopo un paio di mesi in cui ebbe informazioni a Przemysl sul numero militari e ufficiali da un’oste italiano (dieci militari per ogni civile).

Nel fare disegni di mappe della zona per individuare strade ferrate o di semplici vie di comunicazioni regionali, di ponti e di centri abitati (non c’erano ancora le metropolitane, e neanche adesso….), s’imbatté in una giovane domestica che aveva una macchina fotografica.

Sorridi che ti sorridi, inchini che t’inchini, convinse la donzella a farsi fotografare. Dove? Guarda caso, ma guarda un po’!, l’antesignano di Sean Connery, altro che un astuto 007, fa posare la gentile fantesca a fianco di una pianta geografica della regione esposta nella Stazione Ferroviaria!

Poi, non è dato sapere con quale scusa………, si fece consegnare il rollino per sviluppare le foto!

Immaginate che scuse escogitò…………!, fatto si è che lo Stato Maggiore ebbe sul tavolo, da lì a poco, elementi ricchissimi di conoscenza.

 

Saltiamo qualche decennio, per carità di Patrie che si sovrappongono, fino ai giorni di metà secolo scorso, quando già imperversava un certo Lìder Maximo, alias Toni Concina, ovvero anconcin, che, tra una botta di piano forte ed un’altra indietro al dietro…. risulta che ammaliasse, dal 1953, parecchie anime femminili, fantesche?, nubili?, nobili?: la censura è d’obbligo verso l’ultimo grande Sindaco Orvietano, già Presidente ammaliatore della Nostra Associazione. Se vorrà, lui mesmo dirà.

 

Ma grande è il ricordo di Peppe De Nigris, veterano nel 1960-61, che al ballo del Mak pi si presentò in frak!

Il Comandante della Nunziatella, Franco Magnani (che COMANDANTE !), chiese in giro: “Ma quello chi è?”.

Erano d’altezza pari, uno con penna bianca, e che penna!, e l’altro, Capo Tamburini e Mazziere, e che mazza!, entrambi amatori di gran classe. Peppe tornò l’anno successivo, ospite in smoking, accompagnato dalla indimenticabile Lorella De Luca, appena 16enne. E……….

Non scrivo altro, di quella prima storia in assoluto. Della Lorella..

Se non che, lui plastico chirurgo, salì alla fama delle ribalte gossippare quando ricucì una focosa attrice “per adulti” alla quale esplosero in volo di linea gli “avan-polmoni”.

E poi dice che i vuoti d’aria sono vuoti!,…….. ma quando mai!

 

Però insuperabile fu Franco Kero, del corso 1959, quello dei Generali (n. 9  di Corpo d’Armata) che, fisicamente alias più macho di Jean Sorel, dai comportamenti assolutamente rubacuori, stendeva, sssì!, stendeva, e ristendeva qualsiasi donzella che incontrasse. Donzella e di più!

Vicino a sé lo volle in RAI Lorenzo Vecchione, ch’er’assai di meno….., per emularsi?, per farne specchio di allodoline RAI? (come le chiamano oggi?).

Celeberrimo è l’aneddoto in cui, nel bicentenario del 1987, entrando in una pizzeria il cui ingresso era su una stradina larga appena tre metri e mezzo, eravamo tutti entrati quando lui, fermatosi sulla strada, ci raggiunse poco dopo sorpresissimo lui stesso e sorridente già gaudente, perché  da un’utilitaria, con a bordo 2 ragazze bellissime, nel farlo attraversare si sentì chiedere il numero di telefono, sollecitandolo perché dietro di loro un’auto, condotta dai rispettivi fidanzati, le stava seguendo.

Da una ventina d’anni Sandro, quell’Arcangelo sorride ancora sui cieli del Rosso Maniero e di Viale Mazzini, la RAI di ieri, com’è quella di oggi. Sempre amico di tutti, vorace perenne del vitto in bianco, quando gli unici nemici erano il ragù e le polpette fritte.

 

Ma l’ultimo degno di nota è Paolo Rossi, corso 1987, gigante Alfiere con pizzo del LabarNazionale il 15 novembre della splendida kermesse  in Plebiscito’s Square napoletana. Nella nuova casa romana, fino a qualche anno fa “Studio di Architettura”, il Rossi divide con la giovane sposa, al n.30 della Via dedicata ad un Nostro grande Ex Romeo Rodriguez Pereira, una bellissima camera da letto, che coincide con l’ultima stanza, lì a sinistra di quell’interno 1 al piano terra, dove si ispiravano le fantasie progettuali di uno sfessato nostro, Annunziato il Seminara, corso Margherita.

E proprio lì dove, per  Paolo e Sposa, risplende, il cielo in quella stanza.

 

Con Rossi Paolo, il Paoli Gino vive ancora.

 

siminarion

 


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