pizzoflash 12 NOV 2019 – IL FINE OLTRE LA FINE

Da: Annunziato Seminara
Data: 14/11/19 16:50 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzoflash 12 NOV 2019 – IL FINE OLTRE LA FINE

pizzoflash 12 NOV 2019 – IL FINE OLTRE LA FINE

E’ tempo di risate. Come ogni anno a novembre, vicino all’ammassamento dell’ammazzamento di risate e di ricordi che assemblano le assemblee “napolitane” tra i vicoli dentro le pizzerie e, si dice e non si dice, come si sa, in quelle dell’Aula De Sanctis Francesco, in quel del Maniero Arrossato dal Sole.
Purtropp’ahinoi la conta di oggi sarebbe con qualche pezzo in meno.
Pezzi da novanta e pezzi più leggeri, chepperò le perequazioni delle vite di ognuno di quei folli Mak π 100 scatenati nella Città di Napoli porta in parità.
Come quel canto di Ettore Gallo e Giambattista Cefaly, stesso corso 1929, quel “Canto del Mak π 100 che tutti assomma coralmente.
Dimenticare gli screzi e le asperità in quei minuti di pacche a pacchettoni sulle spalle.
Ancora sognando le incursioni, quelle fatte e quelle subite, quest’ultime legate al dito per perpetrare il rito a quelli a venire, il fine del segno di presenza spavalda oltre la fine dei corsi della Scuola e quelli della vita.
Oddio!, c’è pure chi dice di non finire in questa vita, perché dice che non finirà ….. : tranquilli, aspetterò chi sarà e lo annoterò e ve lo manderò nell’altra parte di qui.
Memorie d’obbligo per chi vive senza far morire attimi fuggenti di gloria e goliardate in camerate, in specie notturne, che ritornano in mente nelle trasgressioni per quel fine che oltre la fine del tempo terreno, che ancora riecheggiano dentro quei cortili e rimbombano nei ricordi lontani di cassette, sgabelli e vettovaglie dall’alto a terra.
Come non ricordare la marcia successiva alla disubbidienza, nel 1963, alle ore 2 della notte, in fila indiana in Via della Nunziatella fino a scendere al Pallonetto e andare verso Parco delle Rimembranze, mentre si aprivano di tanto in tanto le finestre dei “bassi” della Città e rispondevamo, a chi sentendo i passi pesanti degli scarponcini (le ghette tipo “inglese” non si sentivano) chiedeva preoccupato cosa fosse successo, e noi “….la guerra!” , cantando quel Fanfulla che passò una notte in stanza.
Storie giovanili comuni ai novantenni che giocano ancora a fare i ventenni con i 15enni.
Finché non parlai un giorno con un “teulierino” : anche loro, “”in illo tempore”, facevano simili arrembaggi notturni, non troppo irruenti a Palazzo di San Celso della “Maduina”, quasi come nel Rosso Maniero.
E ancor più leggendo storie di Palazzo Salviati di ottant’anni fa. Assalti nottetempo solo creando scompiglio fra gli armadietti delle camerate.
Quando a Palazzo Salviati la data delle “visite notturne ai Cappelloni” era per tradizione l’11 novembre. La data che ricordava il compleanno del Collegio-Scuola (come s’è visto in altro “pezzo” non era stato rispettato), perché invece era il natale del primo Allievo importante, il 15enne ereditario Principino (era e rimase piccolino) Vittorio Emanuele di Savoia, futuro prossimo Terzo Re d’Italia. Data che per tradizione era festa nazionale e, in tutte le Forze Armate, si condonavano le sanzioni disciplinari.
Data annotata dal Comandante del Collegio-Scuola che preavvisò gli Allievi della 2^ Compagnia di evitare quella tradizione turbativa del riposo dei Cappelloni nel nome di una goliardata “dannosa” e non accettabile, pena punizione disciplinare.
Il plotone che organizzò il gesto dissacratore notturno fu il 1° plotone (il sottoscritto è sempre stato nel 1° plotone alla Nunziatella……) e tutta la compagnia (era quella delle Cappelle: chissà, indagherò, visto che a Napoli e Milano era un diritto degli Anziani del terzo anno) s’impegnò, anche chi, giustificato o impossibilitato, non avrebbe prese parte alla trasgressione, assumendosi tutti insieme la responsabilità di rinunciare con sdegno al condono previsto.
Con “spirito d’iniziativa fino all’improvvisazione” ( licenza d’autore……….), “il gesto” fu programmato 24 ore dopo, nella notte fra il 12 e il 13 novembre. Correva l’anno 1938. La 2^ Compagnia era quella del corso 1937.
Il “fattaccio avvenne”. Un Allievo conservò l’ “Ordine del Giorno del 13 novembre 1938 – XVII”, firmato dal Vicecomandante, il Ten. Col. A. Bottini, con il quale fu emessa la deplorazione a tutto quel cucuzzaro di misfattori ai quali decretava la punizione esemplare.
Ne ho visto la copia. Ho letto le firme degli Allievi che si assumevano piena confessione del progetto di quell’atto commesso. Ne ho riconosciuta qualcuna: quella di Vittorio Stasi, marito di Marcella Castriota e Papà di Riccardo, Andrea e di Cecilia, e di Antonio Santangelo, zio di Antonio e Giuseppe. Tutti familiari e “consanguinei” che mi onoro di aver incontrato e frequentato.
Gli impossibilitati a non “presenziare” a quella “gita notturna” nel sonno dei Cappelloni, aderirono con disciplina cameratesca alla rinuncia alla punizione disciplinare. Fra questi, con una piccola piega di tristezza, come un sorriso, ho saputo che c’erano Vittorio de’ Castiglioni e Nino Zuco, insieme con Vittorio Monastra, tutt’e tre Papà di qualcuno che “mi sembra di conoscere”.
Altri che parteciparono, Aldo Giambartolomei, detto “Giamba”, che fu anche Allievo della Nunziatella e Sergio Orsini, Papà di un mio amico di sempre, anch’egli alla Nunziatella, mio compagno di corso.
Quel fine di una tradizione che non è nonnismo, ma sentimento di affiatamento nelle camerate di chi è stato Allievo, assaltatore o subente, e ricordate dal nonnismo dei nonni di oggi, fra tutti i muri delle Scuole Militari che ne testimoniano l’orgoglio di appartenenza.

Fra gli incursori:
Antonio Santangelo, Medaglia d’Oro V.M., alla Memoria, Campagna di Sicilia,
Vincenzo Fioritto, Medaglia d’Oro V.M. alla Memoria, Roma, Porta San Paolo
Angarano Giuseppe, Medaglia d’Argento alla Memoria
Gugielmo Zavattaro, Medaglia d’Argento alla Memoria
Lorenzo Bonafede, fucilato dai Tedeschi in Albania
Tommaso Di Loreto, disperso in Russia

E tant’altre Medaglie d’Argento, di Bronzo, Croci di Guerra, Promozioni per meriti di Guerra e TUTTI con Croci al Merito e almeno una Campagna di Guerra.
Quanto dannoso nonnismo di quegli incursori romani.
Quanti altri da parte di altrettanti trasgressivi “napolitani” o “cispadani” !!!
Il fine oltre la fine che non dovrebbe finire.
E co ‘sto ritornello sarò punito.
E chissene?

siminarion