pizzostory 24 MAR 2016 bis – APPENDICITE DEL MIRACOLO A ROMA

 

Da: Annunziato Seminara
Inviato: sabato 26 marzo 2016 11:14
Oggetto: pizzostory 24 MAR 2016 bis
– APPENDICITE DEL MIRACOLO A ROMA

 

pizzostory 24 MAR 2016 bisAPPENDICITE DEL MIRACOLO  A  ROMA

…………..E CHE NON SI PENSI, E NON SI DICA MAI, che il miracolo di ieri sia dovuto ad una sorta di anti-ebraismo manifesto!

Sul piazzale della cerimonia c’erano ancora 5 corone: delle Confederazioni dei Sindacati Pubblici, del partito di Governo, dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – onlus, e, certamente, quella del Capo dello Stato e della Comunità Ebraica di Roma,

Come ogni anno, da che ne conosco il Cerimoniale, tutti i Gonfaloni dei Comuni disgraziatamente disastrati nel sangue dei Cittadini, di Province e di Regioni, e degli Enti Locali ad essi “assonanti nelle rivendicazioni storiche dei fatti luttuosi di quei tristi anni”. E di Associazioni della Resistenza, dei Partigiani, e così via.

Non ho mai visto, in quella ressa disposta in pochi metri-quadri, Labari di Associazioni d’Arma: se non ho visto bene farò mea culpa, anche se il senso del mio disagio non si attenua visto che Il Comandante della Benemerita si reca al Mausoleo ben prima del Capo dello Stato e posa sui “sarcofagi” dei Carabinieri i fiori  e poi ritorna subito a Viale Romania (Comando Generale dell’Arma), come anche sono posti i fiori dell’Aeronautica su quelli dell’Aeronautica Militare e dallo S.M.E. su quelli dell’Esercito.

Quando eravamo presenti con i Labari della Nostra Associazione e dell’Associazione di Palazzo Salviati (3 volte alfiere solitario, con tutt’e due i Labari….., nonostante avvisi di adunata: si era un po’ distratti….) non sembra che vi fossero  Labari di Associazioni d’Arma.

Eravamo mosche bianche e, certamente, rappresentavamo l’ecumenismo delle Scuole Militari, “PREPARO ALLA VITA E ALLE ARMI”, senza distinzione di ideologie o di “vicinanze” a correnti “opportune” che la vita ci presenta,  rivendicando, sì, l’appartenenza e la fedeltà ai valori scritti nelle Nostre Storie.

Ci sarà un motivo se queste “non presenze” siano costanti, quasi un cerimoniale parallelo, consolidato e scolpito nelle carte delle Autorità pubbliche e delle “Autorità Superiori” delle Forze Armate.

E non si affermi che il Ministro della Difesa ed il Capo di Stato Maggiore della Difesa, presenti, rappresentassero le stellette!

La medaglia al valore, prima d’Argento (Ministro Spadolini), concessa al bombarolo il 23 marzo 1944 e “pistolettatore”  di Giorgio Barbarisi il 5 giugno 1944, poche settimane dopo, NO!, non mi sento affatto di riconoscerla da un anno a questa parte, e di riconoscere il silenzio tacito, accogliente e dissacrante di chi la riverisce, seppur “in differita”, e così ne sugella di fatto un eroismo assente.

Lontanissimo come un abisso incolmabile, il tizio, rispetto al Nostro Roberto Lordi e a Sabato Rastelli Castaldi, due Generali dell’Aeronautica, che si presentarono spontaneamente ai tedeschi per testimoniare e scagionare il titolare del polverificio Staccioli, indiziato e fermato per sospetti di lotta clandestina.

Furono seviziati e poi portati lì, insieme con quelli del rastrellamento di Via Rasella, e destinati alla tragica fine.

Cioè, il mio distacco da ogni comprensibile atteggiamento di rispetto verso gli attori protagonisti della storia di quel boato di Via Rasella è emerso senza titubanze da quando ho saputo di Giorgio Barbarisi, vittima dell’aver salvaguardato lo Stato ancora legittimamente insediato ed il giuramento che gli imponeva il rispetto al Suo Capo delle Forze Armate ed alla Sua Bandiera, mentre senza indugi, senza tentennamenti, rimuoveva un manifesto “contro” i Suoi valori. E che tra l’altro era persino, tacitamente e di nascosto, in contatto con partigiani al comando del comunista Arena. E che poche ore prima della pistolettata era stato fiero di aver imposto al Comando Alleato l’alza bandiera del Tricolore, di diritto accanto a quelle Statunitense ed Inglese.

Lui, un piccolo Ufficiale di Finanza.

Quell’atto nobile pesa molto più di quel grande monolite artificiale di cemento armato, non a copertura del grande sacello di quei poveri Italiani, perché a protezione di chi li usa e li fucila e li sotterra alla rinfusa ogni volta che ne parla o ne scrive.

E mi pesa ancor di più, da quando so che una Bronze Star Medal gli fu conferita davanti ad un reparto schierato INGLESE !, a Piazza Venezia, vicinissima a Via delle Tre Cannelle, luogo dell’assassinio, per disposizione del Gen. Clark e consegnata alla Mamma di Giorgio. Una laurea honoris causa alla memoria. Il suo nome, così sembra, sul frontespizio della Caserma della Guardia di Finanza a Bologna.

E la memoria è ancora assente fra “i presenti alle assenze”.

E tanto più cresce il mio disappunto quando riscontro che cotali “patrioti”, almeno per dignità, non hanno neanche avuto il gesto di dedicare, con pietas umana, le loro medaglie ai 335 morti, ma anche più se si pensa al giovanetto di 13 anni, Piero Zucchettini ed un adulto ignoto, morti “per sbaglio” nella deflagrazione, e, riscattando un minimo di senso morale, civico e storicamente onesto della stessa ideologia in cui credevano e che avevano espresso nel loro gesto, non abbiano inteso rappresentarlo consegnandole, non solo simbolicamente, a tutti quei morti, vittime “derivate” di un atto sul quale non intendo fare alcun commento. Si cade spesso in facili incomprensioni o in notizie incomplete.

Giorgio Barbarisi è assolutamente un punto fermo ed incontrovertibile.

Lo stesso dicasi per la discutibile e deprimente autoreferenzialità e vanto degli attori, esaltati dai non pensanti e soprattutto dai faziosi.

In altri casi, anche oggi, questo percorso di millanterie si rinnova di continuo.

Quell’esempio è nascosto. Non è “corretto ri-pensarlo”.

Quando l’ “Essere” diventa, assai spesso, “Sembrare”.

Molto meno equivoco, infatti mai opinabile, “Preparo alla Vita e alle Armi”, che segue quello di 229 anni fa, con parole che quasi sembrano anticipare lo stesso fine, delle parole scritte per volontà di un Ferdinando IV di Borbone, “….a gloria e sicurezza dello Stato”, lì, sul marmo all’ingresso del Nostro Portone.

Già parole di allora, scolpite nei gesti e nel pensiero unico, quello sì che è vero!, di chi osserva e conserva quei valori, laici e non ideologici. Anche per noi.

Giorgio Barbarisi, oggi un nome nascosto. Scomodo alle grancasse. Eroe?

Non aveva varcato quel Nostro Portone del Rosso Maniero.

Conosceva quelle parole, le stesse del Giuramento che si celebra davanti alla Bandiera: le conosceva quando molti, invece, le dicono, persino scrivendole,

ma senza contezza.

Perché, semplicemente, sono quelle di tutti gli “….uomini di buona volontà

siminarion

 

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