Categoria: Il pensatoio di siminarion

pizzoflash 18 APR 2017 – LA DIVISA IN BORGHESE

Da: Annunziato Seminara
Data:19/04/2017 08:47 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzoflash 18 APR 2017 – LA DIVISA IN BORGHESE

pizzoflash 18 APR 2017 – LA DIVISA IN BORGHESE

E’ un nuovo stile, la divisa borghese dei militari.

Il 27 marzo scorso, il Generale di Brigata Adriano Graziani, Capo Ufficio Stampa del Ministero della Difesa, nela trasmissione “UNO MATTINA” della TV di Stato, ha presentato una “pattuglia di Allievi delle Scuole Militari, il Morosini, la Douhet, La Teulié e la Nunziatella in un abito impeccabile blu chiaro.

Ieri, 18 aprile, nella trasmissione “Porta & Porta” dell’effervescente Bruno Vespa, insieme con la Ministra (o Ministro?) Roberta Pinotti, a parlare di Europa, Isis, Sicurezza, era presente il Parà Generale di Divisione Maurizio Fioravanti in abito blu anche lui, ma di colore leggermente più scuro di quello indossato dal Generale Graziani.

Gli Ufficiali nominati uno è attualmente in servizio e l’altro (Maurizio Fioravanti) da poco ha lasciato il servizio. Il “servizio pubblico” in RAI evidentemente è un “servizio privato”, perciò lo “stile borghese” dovrebbe essere la nuova linea soft della Pubblica Informazione di tutto il Ministero della Difesa.

E’ certamente il disimpegno dall’uniforme, certamente consigliato da qualche scienziato dell’immagine, che così intenderebbe disimpegnare “l’abito che fa il monaco” dall’immaginario collettivo “il monachesimo senza abiti” e che, nel caso in specie, vorrebbe i militari complici, sempre, di Caporetto del 24 ottobre 1017, dell’8 settembre 1943, dei cannoni senza fiori. Forse il colore individua, scurendo, il grado più alto, visto che il primo è Generale di Brigata, ad una stella d’Argento, ed il secondo è Generale di Divisione, a due stelle d’Argento.

Resta da vedere quale abito vestirebbero i Monaci. Diversamente dai Preti che vestono ormai in jeans. I Vigili Urbani e le Guardie Cinofile e, persino la Polizia di Stato, tutti smilitarizzati e senza le stellette sui risvolti delle giacche e/o giacchettielle-camicie o delle giubbe, si vedono sempre nelle rispettive uniformi. Quelle di servizio. Per non dire dei Vigili del Fuoco, gli unici Eroi di questi tempi!

I Carabinieri?: tutt’altra cosa, dato che sono “cosa a parte”. Quelli privato o pubblico non contano: hanno la pelle nera e gli alamari d’argento con stellette fra la clavicola e il collo.

C’era, ieri sera nella trasmissione, Andrea Margelletti, Presidente del CESI, Centro Studi Internazionali, frequentatore puntuale e preciso di moltissime presenze televisive e, in particolare, molto addentro alle questioni di politica estera per la sicurezza e per le vicende militari nel mondo.

E’ sembrato l’unico, oltre all’ineffabile chairman Bruno Vespa, nella divisa più adeguata al ruolo che brillantemente ha svolto, come la Ministra Pinotti, in pantaloni scuro-larghi e “circondata” da un giacca aperta e “fluente” su càmice in seta, è d’obbligo, sempre, come sempre!, elegantissima. Tutti in quella divisa impeccabile, di servizio naturalmente. Cioè in borghese.

Come vestono se non sono in servizio? Nasce il dubbio: forse non erano in servizio e così erano più credibili, gradevoli, piacevoli! Credibili soprattutto, ché in divisa, quegli scienziati immaginari lo sanno, non sono ascoltati. Loro sì che lo sanno!
O no?
Che scienziati quegli scienziati dell’immagine! Anche loro in tonico blu.

Ma che non facciano vedere in streaming quelle immagini a chi sta nelle sabbie intorno a Kabul, a Mosul e on the road, nelle “Strade Sicure”, davanti ai crocevia e all’ambasciate, alle entrate dei ponti, delle metro o dei luna park, o nelle isole pedonali dai Tir con permesso di transito.
No, nascondete loro quello di cui potrebbero a dir poco svilirsi per quello che fanno.

siminarion

 

pizzofalconews 6 APR 2017 – VIA CHE VA VIA CHE VIENE

Da: “Annunziato Seminara
Data: 07/Apr/2017 06:21

pizzofalconews 6 APR 2017 – VIA CHE VA VIA CHE VIENE

 

Scrive, Romano Prodi, il 2 aprile su “il Messaggero”, che secondo lui occorre “Rifondare l’Europa cominciando dall’esercito”. In sintesi, prima di vivisezionare l’articolo con maggiore approfondimento, la ripresa dell’economia e delle controversie fra gli stati membri dell’Europa, in specie con la recente querelle che affanna i mercati di questo continente dopo la “Brexit”, debba indirizzarsi verso la “rifondazione dell’Esercito”.

La parola appropriata, che sarebbe “Difesa” e non “Esercito”, è senz’altro un lapsus però non accettabile per un economista-politico che tra l’altro è stato Capo del Governo per due volte.

Il lapsus parte dall’introduzione della definizione “settore della Difesa“  per individuare l’intero comparto istituzionale, poi, credendo di non dover ripetere nel lessico giornalistico la stessa parola, più avanti, parla di “Esercito”. Ma incorre in un errore che può generare interpretazioni non da poco, come qui si ricorderà, a breve, un’altra sortita che riguarda sempre riferimenti tecnici su un’opera pubblica, che ebbe, e forse non finirà di avere, risonanze al fulmicotone. Questo se si analizzano i sostantivi. Poi, parlando di politica e di economia si addentra in un discorso soltanto ideologico: l’Europa per ricomporsi, dovrebbe procedere a due velocità. E vabbé, se ne parla da tempo (ricordiamolo, da oltre 15 anni “Limes” di Lucio Caracciolo, quando la Merkel non c’era ancora). Ma l’esempio parte da un comparto che non è spalmabile politicamente. Viene infatti naturale il riferimento non peregrino, per quanto metafora, di una macchina dove il motore è uno, il pilota, drone o umano, è uno, non quattro oltre le scorte delle ruote di riserva o il numero dei sedili di chi è trasportato. Soldati comandanti potranno comandare soldati declassati a subordine secondo fasce di merito economico dei Paesi di appartenenza?

Se ci fossero i “Bersaglieri europei”, si avrebbero due fanfare?, due passi di corsa?

Certamente il politico saprà rispondere e stigmatizzare questi esempi. Aspettiamo.

Ma così è, forse, nella cultura abbastanza disinvolta che molti esponenti politici che ci rappresentano esprimono nelle loro sortite editoriali. Vie delle idee e vie delle divulgazioni che si svolgono, a volte in salita, a volte in discesa, senza pensare alle curve pericolose delle interpretazioni e degli effetti che determinano. Ancor più gravi quando entrano nel costume del legiferare dei Governi.

Già è stata riportata, su pizzofalcone.it di marzo 2017, la gaffe sul Ponte di Messina (“Affari & Finanza” di “la Repubblica” denunciava idee un po’ avventate del politico Prodi sull’opera pubblica). Ma, ritornando sull’argomento delle stellette nell’Europa multistellare in particolare, come si fa, è da chiedersi, a parlare di velocità diverse dell’Europa e a parlare di un “Esercito Europeo”, comparto Istituzionale per eccellenza efficiente proprio perché gerarchicamente strutturato non per livelli diversi di “velocità” economica ma complanari nell’efficienza tecnico-operativa e delle capacità che esprimono. Altrimenti, avremo due Eserciti?, cioé due “Difese”?, e se si sta esagerando e si vorrà fare un “Esercito” o “Difesa” comune, quale gerarchia si assegnerebbe nel proprio settore fra le posizioni di Comando? Non occorre andare oltre……….., ché bisognerebbe far fare un corso di aggiornamento a chi ne parla dall’esterno, nel mondo della cultura politica ed economica in modo così semplicistico ma, particolarmente, a chi ne è all’interno e diffonde gli stessi ragionamenti.

Solo per la cronaca, della questione fu pubblicato un articolo del 2014 su “Informazioni della Difesa”, che è, guarda caso, un giornale di settore, dal titolo “La difesa dell’economia parte dalla Difesa” (vv. su internet), a firma di uno stravagante Nunzio Seminara. Avventato quel giornale, ma più avventato quell’autore del “pezzo”. Che non era però un “pezzo d’artiglieria”, come dicono quelli che di bombarde ne sanno, ma una semplice e ragionata analisi di cosa si intenda parlare di Difesa in termini di Economia a scala europea, che nell’industria “della e per” la sicurezza sviluppa tecnologie, imprese e capitali. E risorse umane di provata competenza.

Ma la storia dei costumi culturali e propagandisti politici non si esaurisce in questi primi giorni di aprile. A Napoli, sempre in tema di scoppi di guerra, il sindaco in prima linea sui giornali, l’ex magistrato De Magistris, vuole cancellare la Via Cialdini, segno e memoria da abiurare, quella delle bombarde piemontesi contro la nobile Napoli. Forse, e non si può escludere, per recuperare un consenso dei ceti più abbienti e più tradizionalmente colti che storicamente sono affezionati ai Re Borbone. Quando, però, fra quei regnanti, il Re Borbone Ferdinando II venne chiamato “Re Bomba” dopo quel 1948 delle “escursioni” dei suoi cannoni in Sicilia. La Napoli dei Borbone che tanto si celebra meritoriamente per le anticipazioni culturali che seppe esprimere, fu “liberata”, dopo le lotte dei “patrioti” illuministi del 1799, stavolta guarda caso dai piemontesi (ci sarebbe ancora da approfondire, ma questo è, almeno nella cronaca storica di ieri e quella della Napoli e del suo sindaco di oggi), gli stessi che però mandarono Cialdini per far cadere i Borbone. E quei “patrioti” illuministi sono giustamente onorati da quell’Istituto Superiore degli Studi Filosofici assai caro al Sindaco di Napoli. Ma per rivalutare la Napoli borbonica si esaltano da un lato le ragioni di quel 1799 che non la voleva e poi si vuole platealmente cancellare il nome di chi ha poi mandato via quei Re bombaroli che la governavano?
A volte l’amore per i consensi porta a contraddizioni in termini.
Ma le strade in salita possono essere strade in discesa?

Via che va, via che viene.

A Treviso, si dovrebbe cancellare invece la Via Togliatti, una via laterale della Postumia all’altezza di Castagnole, per intitolarla alla Medaglia d’Oro al Valor Militare della Grande Guerra, il Ten. degli Alpini Alessandro Tandura, il primo a lanciarsi col paracadute nelle retrovie austriache (allora i paracadute erano rudimentali: si “saltava” senza sapere “come” si arrivava al suolo…..) per informare e per creare scompiglio, Eroe tra l’altro Papà del Caporale Luigi Tandura, un Nunziatello del corso 1938, anch’Egli Alpino, Giovanissimo Eroe, anch’Egli M.O.V.M. nel 1944.

Bbé, come inizio aprile non c’è male. Tanto sole. Ovvero “sòle” con l’accento?

siminarion

 

Pizzofalcone edizione febbraio 207

Da: Annunziato Seminara
Data:21/03/2017 12:41 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzofalcone.it febbraio 2017

È in onda
Nunzio

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Da: Annunziato Seminara
Date: 18 marzo 2017 16:36
Oggetto: La copertina di febbraio

Tra qualche giorno l’edizione di febbraio 2017, per ora, in anteprima, la copertina di pizzofalcone.it:

FEBBRAIO 2017
Questa l’immagine che ci è stata trasmessa da Irene, una cittadina di Todi che, come noi, ha avuto un gesto di sorpresa nel vedere immagini inusuali di una architettura italiana. L’aveva a sua volta ricevuta da alcuni amici in gita nella vicina Toscana e ci siamo riproposti di offrirla all’attenzione dei nostri lettori.
Ma, chissà, guarda caso pochi giorni dopo, il Castello di Sammezzano è stato pubblicizzato in un servizio di un grande giornale on-line,Corriere.it: quando forse le coincidenze a volte non sono casuali.
Così ci piace pensare, per parlarne ancora, e da qui scoprire altri spunti per scrutare il mondo di orizzonti nascosti.
Per ora questo mese ci porta a scrutare verso confini che hanno accompagnato la Storia del Mondo nel suo divenire. Per questo è stato ripreso uno spunto dal ricordo doveroso di gennaio sulla scomparsa di Gerardo Marotta e quindi sul mondo della cultura napoletana del XVIII secolo, quando ILLUMINISMO & MASSONERIA, secondo Mimmo D’Angelo hanno condizionato, e forse condizionano sempre, la Storia del mondo, stimolando però le coscienze ad avvalersi del “libero arbitrio”.
Non a caso il mese di febbraio, FEBBRAIO ARDENTE, coincide, secondo arsemin, firma di riserva del D.R. Nunzo Seminara, con “agitazioni” che alimentano nuove discussioni proprio fra le Istituzioni ed i Massoni, mentre alcune riflessioni sul procedere delle grandi opere pubbliche, doverosamente accantonate nel dopo-sisma di Amatrice e Norcia, sono comunque non solo congelate, ma “ricicciano” ogni tanto, per ricordare che nel silenzio proseguono a rivendicare costi non revocati: IL PONTE A SINGHIOZZO, riprende articoli sparsi da una 20ina d’anni e riordinati non proprio “a casaccio” da Nunzio Seminara.

Prosegue il viaggio sui luoghi nascosti, ma non tanto, della nostra Italia: da MONTAGNANA, con le parole entusiaste e puntuali di Lucio Martinelli e GIRIFALCO, un po’ più nascosta e qui riproposta da una edizione di 21 anni di una pubblicazione calabrese, degna di attenzione proprio perché in assonanza stretta con “il pezzo” di apertura di Mimmo D’Angelo. Quindi Dora Cartella, sempre appassionata, precisa e coinvolgente sulla napoletanità ci parla di un fatto di cronaca, IL TOPOLINO DI NAPOLI, per la cronaca di costumanze dei “vichi” Antonio Borrelli, che con sobrietà e calore canta dal suo balcone di Via Atri.
Infine, il pizzing di febbraio parla di cose serie, vere, divertenti, ma anche foriere della depressione sociale e politica di oggi.
Stavola niente Grande Guerra. Niente Pizzofalcone.
Ma i motori delle rotative sono in marcia per l’edizione di marzo con “Prima del Piave”, appunti sulle disattenzioni della sua Storia, e “Il plotter col bianchetto della Pinotti”, e non solo.

Buona lettura.
siminarion

 

 

 

pizzostory 27 FEB 2017 – LA STORIA DEI DELFINI

Da: Annunziato Seminara
Date: 27 febbraio 2017 10:45
Oggetto: pizzostory 27 FEB 2017 – LA STORIA DEI DELFINI

pizzostory 27 FEB 2017 – LA STORIA DEI DELFINI

Il 17 scorso s’è tenuto un incontro con gli Allievi della Nunziatella in cui è stata presentata una riflessione sull’accortezza che sarebbe auspicabile dover osservare quando si legge la Storia.

Il centenario della Grande Guerra, in particolare quello del 1917 che ricorre quest’anno, segna l’evento drammatico di Caporetto, ormai simbolo di un fatto bellico che marchia, negativamente, le radici guerresche degli Italiani. Dalle quali, le ragioni della politica, sempre coinquiline nella Storia, si defilano per non contaminarsi, favorite a volte da divulgatori disponibili.

Il titolo del tema esposto agli Allievi, “Prima del Piave”, qui si presenta sinteticamente, rimandandone l’approfondimento alla prossima edizione di pizzofalcone.it – febbraio 2017.

Quando si parla di Grande Guerra, secondo un notissimo storico-editore, “…..la vicenda dei generali a Caporetto ha assorbito tutto l’interesse degli storici che di storia militare ne sanno poco.Il problema è che essa è la Cenerentola della storiografia italiana per cui il cittadino medio è stato nutrito non di storia ma di giudizi sulla storia…..”

Ebbene, in “Dall’Isonzo al Piave”, Tomo I, Rodorigo Editore, Ed. 2014, lo “storico” Alessandro Aldo Mola, così scrive del Piave nel paragrafo Militari e politici – “…..Caporetto suona come una maledizione. Sin dal 1859 Friedrich Engels, autore con Karl Marx del Manifesto del Partito Comunista, previde che proprio in quella conca gli austriaci avrebbero fatto irruzione in una futura guerra italo-asburgica….”
Analoga citazione viene fatta da un altro storico, Alessandro Barbero, in una intervista pubblicata dalla TV nella rubrica RaiStoria ed in una concione tenutasi a Trieste (Youtube), in cui anche lui afferma come del Piave ne parlasse già Engels nel 1859 e, secondo il Barbero, “….mentre i generali facevano i giochini della guerra…..”
Curiosando sulle affermazioni appena riportate, è stato accertato che Engels, fin dal 1848, ancor prima del 1859 citato dai due “storici illustri”, scrivesse che invece quel fiume era il baluardo difensivo di germanici e austriaci in una probabile offensiva dei piemontesi-italiani.

Cioè, l’ immaginario del lettore che dovrebbe immaginarsi quei giorni di Caporetto, era l’ immagine prefigurata da intellettuali che però risultano essi stessi immaginari. In verità sono assolutamente colti nel loro mestiere di ideologi e di divulgatori, solo che la loro prefigurazione era dell’immaginario negativo, ovvero prefigurava l’opposto di quello che erano quelle loro citazioni storiche. Che quel Piave fosse un segno geofisico di valore strategico-militare nel basso Veneto era ed è indubbio. Ma citarlo come se si trattasse di una valutazione strategica esclusiva di ideologi che anticipavano la competenza specifica dei comandi militari, altera la verità storica e trasmette, subliminalmente a chi legge o ascolta, una informazione che falsa la Storia. La falsa perché a quel tempo, prima del 1861, anno che concludeva la corsa dei mille da Marsala a Gaeta, i Generali piemontesi-italiani erano ad altre faccende affaccendati! E che quando se ne son dovuti occupare hanno fatto i loro “giochini” seriamente.

Perché indurre un uso diverso della verità storica? Quale fine non letto e non ascoltato se non quello di far scivolare i giudizi verso la impreparazione e incapacità dei nostri militari? Quante altre stanze di notizie e di raccordi di eventi vanno raccolti in un mosaico non ancora ultimato, dove i nostri avversari, i germanici e gli austrungarici, ma anche gli “alleati” franco-anglo-americani hanno sofferto conseguenze più tragiche degli italiani!
Non solo. In quegli articoli, a firma Engels, si tracciavano riferimenti alla storia militare in cui si parlava anche di roccaforti e di forti che nel territorio stabiliscono quei capisaldi di difesa ad oltranza che, nella strategia delle battaglie di quei tempi che risaliva ancora al grande Napoleone, sarebbero serviti a sfiancare le offensive del nemico per poterlo poi sopraffare. Perché chi attacca fa sforzi maggiori di chi si difende. Strana anticipazione “della guerra di Cadorna” che, come è stato affermato da Storici, MILITARI, in particolare austro-germanici!, proprio a Caporetto se non fosse stato per l’assenza di fuochi di artiglieria italiana ed una presenza di qualche Generale più soldato che “osservatore pensante e assente” (vv. pizzofalcone.it – gennaio 2017), avrebbe potuto far decidere la chiusura del conflitto prima di Vittorio Veneto, o comunque non sentiremmo parlare prevalentemente della Grande Guerra come si trattasse della disfatta di Caporetto e non della vittoria di Vittorio Veneto.
E ri-non solo. C’erano Generali che non è vero che facessero “i giochini della guerra”, perché fin dal 1876 i “Generali” studiavano la guerra futura, come infatti i vari Luigi e Carlo Mezzacapo e Giuseppe Salvatore Pianell, un grandissimo Enrico Cosenz fino all’ultimo Alberto Pollio (di quest’ultimo si parlerà in altra sede su altre note che meritano di essere rilette attentamente oltre a quelle già diffuse in pizzofalcone.it di un anno fa), fino a redigere veri e propri piani di guerra, documentandoli con schizzi e descrizioni per l’appunto in “Prima del Piave”.
Quei Generali poi, “fra un giochino e l’altro”, neanche trascuravano di dedicarsi agli armamenti di fortificazioni e di fortini.
Già, quei Generali che fanno i giochini….., secondo un costume ironico che è sarcasmo denigratorio allo stato puro: è, questa, una Storia “immaginata” ad usum delphini ?, delphini chi ?
Questo, in sintesi, quel “Prima del Piave” per gli Allievi della Nunziatella, in un incontro pacato che però serve a far riflettere tristemente come non sempre la Storia che si divulga  sia credibile, per dir loro che va letta, riletta, pensata e non subìta, per far conoscere a loro che quei giochini della guerra, dal 1882 al 1913, li facevano Generali che, guarda caso, erano tutti entrati nella Nunziatella. Un po’ prima di noi e di loro.

Quei Generali, prestigiosi precursori di una Storia che ci appartiene.

Tanto vi dovevo.

siminarion

 

pizzostory 24 FEB 2017 – QUANDO SCIVOLA ANCHE LA STORIA

Da: Annunziato Seminara
Data:24/02/2017 04:56 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 24 FEB 2017 – QUANDO SCIVOLA ANCHE LA STORIA.

Da “il Messaggero” di ieri. Civitella del Tronto frana, dove la località Ponzano scivola e si sgretola. Proprio dove c’è la ex fortezza Borbonica, difesa dal Capitano Ex Allievo Ascione e attaccata dal Generale Ex Allievo Mezzacapo:

……………..”A farne le spese è il versante teramano: nella frazione di Ponzano di Civitella del Tronto, località famosa per la fortezza borbonica, ultimo baluardo a cedere ai piemontesi nel 1861, sono state 33 le abitazioni evacuate, 98 persone senza più un tetto, un fronte di frana che ha tagliato a metà una collina e sta scivolando a valle alla velocità di un metro al giorno.
Ponzano assiste impotente all’inesorabile scomparsa di oltre metà dell’abitato: tra i 30 e i 40 ettari di terreno per lo più agricolo e un tratto di strada provinciale chi si muove su un piano traslazionale calcolato dai tecnici ad una profondità di circa 15-20 metri. Come in un sisma. «Si tratta di una paleofrana – aveva dichiarato giorni fa il geologo Paolo Marsan della Protezione civile nazionale – che si muove con grande velocità e che al momento non è arrestabile».
Le abitazioni sul fronte del cedimento, stanno piano piano subendo a vista d’occhio i danni simili a quelli di un terremoto: si stanno aprendo, scricchiolano e alcune hanno già visto crollare murature, cortili e recinzioni. Un grosso muro di contenimento alla base del paesino viene costantemente monitorato e una rete di sensori applicata al terreno sta registrando quotidianamente il movimento della frana.
Non c’è certezza sul futuro delle abitazioni, molte delle quali sono destinate a breve a crollare. In zona si comincia parlare di delocalizzazione ma il sindaco di Civitella del Tronto, Cristina Di Pietro, insiste negli appelli allo Stato affinché si intervenga presto per assistere la popolazione con i sostegni economici. Il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, rispondendo alla Camera ad una interrogazione sulle frane nel Teramano ha spiegato che «l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, sta installando sul posto una stazione di monitoraggio che contribuirà a meglio evidenziare la velocità e l’entità degli spostamenti».

Non c’è “fondazione” che regga quando la mano dell’Angelo divino si muove per segnare il destino. Anche dopo ben 168 anni.
Un grande pensiero di fraternità a quei luoghi, a quegli ultimi eredi di una Storia travagliata, che è anche la Nostra.

siminarion

pizzofalcone – edizione gennaio 2017

Da: Annunziato Seminara
Data:07/02/2017 06:26 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzofalcone. gennaio 2017

………………….è in arrivo pizzofalcone di gennaio:
parlerà molto di Gennaro Achille Marotta, con un pensiero di Renato Benintendi, riproposto dal ricordo apparso su FB, con UN VIAGGIO DEL MONDO della sua etica, quindi un ampio servizio sulle Medaglie del Nostro Piscicelli ritrovate PER NOI da Boris Mascia e l’apertura di qualche angolo di quel che avvenne a Caporetto e che non è stato mai affrontato da commentatori, storici militari, giornalisti di passaggio.
Nessun graffio del pizzing di vignette: gennaio 2017: è un mese di lutto per la scomparsa di Marotta ed è un momento di riflessione per Piscicelli, testimone di tanti Eroi sconosciuti di quei giorni del 1917, cent’anni fa.

 

GENNAIO 2017
A GERARDO MAROTTA
L’ AVUCAT NAPOLETANO E I RAGAZZI DI PIZZOFALCONE
….molte idee per la copertina del nuovo anno, il 2017, che non è cominciato troppo allegramente………., dal “grande freddo”, alla neve continua, al ritorno della terra che trema
Sconvolgendo l’Appennino centrale e quella Regione, l’Abruzzo, sempre più colpita da nuovi lutti e da chiacchere
Inutili, perché l’inutilità della ri-sollevazione del “cosa si poteva o del cosa si può o del cosa si doveva o del cosa si deve fare”, quando ci si abbandona al vociare sovrapposto dell’ ex post non risolve il dolore, il rimpianto ed il fastidio di ascoltare e leggere accuse al vuoto e propositi al vento. Finché la fine del primo mese dell’anno è segnata dalla scomparsa di Gerardo Marotta, quasi 90enne, simbolo della forza delle idee dell’etica e dei doveri, del “fare” del cittadino per la comunità, dei diritti dei cittadini ma anche e soprattutto dei diritti dello Stato. Quasi una coincidenza, la morte dell’Avvocato Marotta, come fosse la risposta al ri-cadenzato ritorno alla polemica nei bar – salotto per la ricostruzione delle macerie sull’Appennino, proprio il richiamo all’opera continua di un laboratorio culturale di idee, ripercorrendo la Storia dalla primigenia Neapolis alla Città del Mediterraneo, dal n. 14 della via di Monte di Dio di Palazzo Serra di Cassano ai territori che al di là del Golfo raggiungono l’Europa. Lì, sull’asse di Pizzofalcone, da poco più di mezzo secolo, l’Istituto Italiano degli Studi Filosofisici, fondato e guidato dall’avvucat napoletano senza risparmi di energie e di mezzi personali, si sono moltiplicate senza soluzione di continuità intere generazioni di allievi, che in quelle stanze hanno scoperto con lui l’avidità del sapere, dalla Napoli del Suo cuore a quello dell’Europa degli Stati. Sua è la copertina del gennaio 2017.

A Lui, al Suo cuore, ai Suoi valori, tutto questo pizzofalcone.

Dopo una nota da facebook su- LA CADUTA DI NAPOLI NOBILISSIMA, scritto da uno di noi, Renato Benintendi, seguirà VIAGGIO SULL’ETICA DI MAROTTA, quindi, nel territorio dei valori, un’occasione di un mercatino virtuale porta gli Ex Allievi della Nunziatella a raggiungere le Medagli della Grande Guerra di un loro compagno di un lontano corso, lontano negli anni ma vicino nel tempo e nello spazio che lega tutti loro.

 Questo stimola alcuni brevi cenni sul Caporetto di questo Eroe di tanti altri Eroi sconosciuti di quel giorno.

Nunzio

Pizzofalcone edizione dicembre 2016

Da: Annunziato Seminara
Data:26/01/2017 15:28 (GMT+01:00)
Oggetto: www.pizzofalcone.it è in onda

In allegato la copertina

www.pizzofalcone.it

dicembre 2016
disegno di Luigi Guido Gonzo, corso 1952, disegno donato
al Teatro La Fenice nel 1996, l’anno che andò a fuoco

Credo valga la pena aprire il sito,
anche e sprattutto per gli arretrati.
Presto: “Prima del Piave”, “Dal Ponte di Bassano a quello dello Stretto”
e altra ciccia sul fuoco ar – dente…..

Nunzio

Pizzofalcone di novembre 2016

Da: Annunziato Seminara
Date: 16 dicembre 2016 15:37
Oggetto: ADESSO E’ ON LINE

adesso è on line

Pizzofalcone.it

consiglio
GRANDE E’ LA GUERRA – DAL PIAVE ALL’iSONZO
E
IL TERZO POZZO A PIZZOFALCONE

poi, chi vuol reclamare, si rivolga
ad Direttore Ufficio Reclami e opposizioni
Prof. Melodia Dott. Carlo corso 1960

omeopata……………….