Categoria: Il pensatoio di siminarion

pizzofalconews 4 LUG 2016. 1° Memorial Mario Suriano

Da: Annunziato Seminara
Date: 4 luglio 2016 22:52
Oggetto: pizzofalconews 4 LUG 2016. 1° Memorial Mario Suriano

pizzofalconews 4 LUG 2016 – 1° Memorial Mario Surano

Ricevo e copio per voi queste parole di IGOR PASSARI, corso “vattelappesca”, cioè il corso di tutti noi, perché?: leggete, e vedrete in ogni parola una Vostra parola. E quello che c’è dentro. Senza firma. L’autore è in epigrafe.

Domenica 26 Giugno si è tenuto presso la Polisportiva Rosso Maniero, fondata dall’ex allievo Massimo Maria Pomponio (1974-77) nel 1996, il 1°memorial “Mario Surano” un giovane ex allievo del 216° corso scomparso a causa di un incidente stradale a Dicembre del 2015. Il memorial è consistito in un torneo di calcetto organizzato dai suoi vecchi compagni di corso sia della Nunziatella, sia della Accademia Militare di Modena (188°corso) di cui ha fatto parte. All’evento era presente la famiglia di Mario insieme agli ex allievi che hanno voluto cogliere l’invito, tra questi erano presenti le squadre rappresentative dei corsi : 188(Acc. Modena), 214, 216, 217, 218, 219 e 223 più una “squadra mista” composta da 220,221 e 222. Le partite sono state arbitrate da un ex allievo di nome Claudio Verde. Dopo le fasi a gironi concluse nella mattinata, si è tenuto un leggero rinfresco in attesa delle fasi finali del pomeriggio che hanno visto trionfare nel podio la squadra del 216(terza), 188(seconda) e la “squadra mista” arrivata prima. A fine giornata il padre di Mario ha esteso a tutti i presenti, e non, un ringraziamento per la partecipazione all’evento in memoria di suo figlio tra la commozione generale, con l’augurio di continuare ad organizzare altri eventi del genere in nome dell’unione e la fratellanza che contraddistingue gli allievi ed ex allievi della Nunziatella.

 

pizzostory 5 giugno 1944 – 5 giugno 2016

Da: Annunziato Seminara
Data:05/06/2016 06:47 (GMT+01:00)
Oggetto: 5 giugno 1944. 5 giugno 2016

Non posso dimenticare, anche quel silenzio rumoroso di moltissimi di noi, un anno fa.

L’incenso del Suo Sacrario, dentro Palazzo Salviati, sia solo per gli onesti.

 

pizzostory 5 GIU 2015 – S.Ten. G.d.F. Giorgio Maria Barbarisi. Un Eroe per caso. Mica tanto però.

 

Navigando – navigando, tra una Olimpiade e l’altra, clicco l’inno dei giochi che caratterizzò gli eventi romani del 1960.

Alla voce “Sole che sorgi” si apre una pagina tristissima che vale la pena leggere e che  vi ripropongo per intero, scritta, così pare, dall’Amministratore del gruppo, dallo pseudonimo “Avus”, assai colpito dal “fattaccio che ricordava” per tutti gli onesti con tanto sentimento.

 

Ricordavo quel “fattaccio”. Mi portava “a casa nostra”.

Sfogliando – sfogliando ho ritrovato quel nome e quella triste e penosa cronaca.

 

GIORGIO  MARIA  BARBARISI, Allievo della Scuola Militare di Roma, corso 1938 – 41.

Vagamente mi riportava, quella cronaca, ai racconti di Nino Zuco, Allievo di Palazzo Salviati a Roma, Alberto Blarzino e Remo Missori (n.d.r.: da poco più di 5 mesi Remo ci ha lasciato i suoi 2 zini, di Palazzo Salviati e del Rosso Maniero), quest’ultimi due Allievi sia di Palazzo Salviati sia della Nunziatella.

Già, casa Nostra.

E forse non è stato proprio un caso. Proprio no.

 
“ Vidi il tenente Barbarisi in circostanze tragiche. Era il 5 giugno 1944, il primo giorno con gli americani a Roma (entrati il quattro).
Un ricordo fosco 1944, stavolta con un ufficiale italiano morto per mano degli eroi di via Rasella. —-”   : assassinato e dimenticato.
omissis,

“………….Come dimenticarlo, anche se ormai in ben pochi ne conservano memoria? ”

 

siminarion


 
 
 

pizzoflash 21 MAG 2016 – Vittorio Di Pace, Luigi Calcagno, Gaudenzio Campanella.

Da: Annunziato Seminara
Inviato:
Sun, 22 May 2016 05:40:14 +0000 (UTC)
A:
Coraggio Rosario
Oggetto:
pizzoflash 21 MAG 2016 – Vittorio Di Pace, Luigi Calcagno, Gaudenzio Campanella.

 

pizzoflash 21 MAG 2016 – Vittorio Di Pace, Luigi Calcagno, Gaudenzio Campanella.

Veramente non è detto che questo messaggio sia da pizzoflash o da pizzostory.

Nell’incertezza, va bene così.

Vittorio Di Pace, corso 1919, il 21 maggio di tre anni fa ci lasciava il suo zaino

105 anni, 11 mesi, 10 giorni.

Architetto, diceva, di Oscar Niemeyer, celeberrimo architetto Brasileiro, nato 6 mesi dopo di lui, che era “isso è nu’ guagliune “. Il Niemeyer se ne andò “via” quasi 6 mesi prima di lui, il 5 dicembre 2012. Vittorio fu l’Ultimo più anziano Architetto del Mondo. Quasi vicino a Quello fra le nuvole. Ma Lui le disegnava. A mano libera!

Luigi Calcagno, corso 1922, Generale e già decano della Sezione Campanara, quella di Napoli, Padre di Riccardo Paolo, corso 1958, lo stesso corso, ma và?, di Orti’S-andro, e Padre di Marco, uno che corre ai Pratoni del Vivaro, non proprio lui, perché fa correre i cavalli sotto di lui, in percorsi “di completo”, fra arbusti, tronchi d’albero e ostacoli fissi.

Gaudenzio Campanella, corso 1932, Generale, e poi, in borghese, “militante” con toga nei Tribunali, fino alla Cassazione, la celeberrima Suprema Corte della bella Piazza romana di Camillo Benso, conte di Cavour.

Vittorio Di Pace. Lo ricordo con devozione ed umiltà che ancora mi prendono.

Perché. Perché quando ne conobbi “l’esistenza” nei nostri comunicati-historici (leggete bene, ché qualche buontempone obliquo ama ripetere “isterici”), da pettegolo architetto ero un po’ critico verso alcune immagini molto classiche dei suoi lavori napoletani.

Lo conobbi meglio nei suoi lavori presentati all’ONU quando aveva 102 anni; “lessi” i suoi progetti di trasformazione urbana a Piazza Plebiscito e a Piazza Dante: mi sentìì umiliato fortemente. Come, quando andai a visitarlo a Perugia, mi chiese di vedere un lavoro che avevo fatto in quella città, camminava per i corridoi e le stanze del casale restituito alla vita di città, toccando con le mani superfici e stipiti, per sincerarsi che fossero marmi o legni nei particolari. Mi disse che Lui, diffidente verso i Cappelloni-architetti, doveva ricredersi.

E che gli avevo, così, insegnato qualcosa.

Apriti cielo di quanto mi sentii…., come dicono i francesi?, “merd” !

Non ho MAI parlato di questa cosa, c’era con me un altro Ex Allievo.

Il 7 maggio di tre anni fa, risposi al telefono, era Lui, mi disse “….comme staje ?”.

Lui chiedeva come stessi.

14 giorni dopo la ultima notizia di Lui.

Il 7 maggio c’è stato un Consiglio Nazionale. Preferii non ricordare quel giorno di tre anni fa. Oggi sono ancor più convinto che feci bene.

Luigi Calcagno, un gruppetto di noi, laziali, nel sapere che viveva a Nettuno, rimandavamo sempre di andare a trovarlo. Poco dopo i 101 anni la ferale notizia.

Istantaneamente comunicata a Napoli.

Un’immagine riportata dal Figlio Marco fu devastante nel riconoscere il garbo, l’affetto, la serenità di un ANZIANO, ancor più NON Divino, come dicevamo e forse, forse….., come dicono tuttora nelle “rossastre mura”, ma DIVINISSIMO. Ed alcuni Suoi versi sui cavalli, era stato anche Comandante di Artiglieria a Cavallo. Da qui la Sua passione per l’arte: equestre, ripresa senz’altro dal figlio Marco. Forse quei versi sapevano un po’ di metafora, accostando armi, ferri e fucili al gesto nobile. Ma a me le metafore, QUANDO E’ IL CUORE CHE LE COMANDA !, PIACCIONO.

Gaudenzio Campanella. Non ne sapevamo l’esistenza. Cioè non sapevamo che c’era uno di noi alla sua età 100enaria!

Il Suo zaino è di circa un mese fa.  Passando dalle armi alla vita, nell’ultima udienza presso la Suprema Corte, chiese al Giudice sul “trono”,…., delle Sentenze,….., se poteva restare seduto nella sua srringa. Ebbe il consenso, anzi, “ne ebbe facoltà”!,….

Il Suo cliente ebbe ragione nel Giudizio, Lui vinse la causa. L’ultima causa in vita, dove fu la Sua ultima di vita in Terra.  Ma certamente, davanti all’Altro Giudice, abbastanza più sù di quell’ultimo in Terra, con la toga ed il berretto di Generale, si può essere certi che ha vinto pure là. Sull’attenti. Ma vincente!

Vittorio Di Pace?, quanti non lo conoscono?, quanti sanno che a Napoli, in Via dei Mille, aveva una casa al 3° piano senza ascensore?, quanti sanno che a Perugia, dove aveva una abitazione, era al 4° piano senza ascensore, percorse quelle scale con me appoggiandosi solo al corrimano, all’etù di 104 anni? In quanti hanno letto la storia della Sua vita?

Esequie nobilissime nella Nostra Chiesa. Era, infatti, di Napoli.

Luigi Calcagno?, nessuno alla Sua riverenza davanti a Dio. Inosservata e s-comunicata, se non quella del solito “polemista” di Seminara (alla largaaaa!!!!).

Tra l’altro MAI alcuna comunicazione che fosse ufficialmente Decano degli Ex Allievi. Solo una richiesta email del solito innominabile polemista anzi detto alla quale nessuna risposta fu data mai.

Gaudenzio Campanella, abitava a circa 300 metri da casa mia. E nel “giro di 1 km. ci sono “appena” 3 Ex Allievi oltre me! Decano naturale, ma innaturale perché sconosciuto ai più, cioè a tutti, tranne uno senz’altro, quello che ce l’ha comunicato (nome sotto censura copyright di questa redazione volante che non intende violare il segreto di stampa, per educazione e per legge sulla privacy).

Quanto avrebbe arricchito una Sua frequentazione di ricordi e di immagini! Solo l’ultima notizia del Suo ultimo viaggio appena il giorno prima. E’ questo un modo di dirci le cose?, solo quelle di tagli, ritagli e frattaglie? Chi governa la RAI?

Eh!, quando la comunicazione s-comunica!

Oggi ve li propongo, QUESTI DI NOI, come atto, non solo di umiltà e di sottomissione, ma come ATTO DI FEDE , OBBLIGO, verso che è stato Cappellone prima di noi, NON CENTENARI D’ANNI MA DI PRIMAVERE!,  non solo educazione, CHE’ QUELLA MANCA DAPPERTUTTO, , ma un DOVERE.

Come quello di cui ci sbrodoliamo quando parliamo persino di Statuto Associativo: il famoso e “saltato” articolo 2.

Anche e soprattutto nel rispetto verso i Cappelloni di oggi e di quelli che saranno. Se vogliamo essere, come diciamo e come forse tante volte non siamo, testimoni di una Storia diversa dalle altre.

E…..diciamolo che lo diciamo,

soltanto!

siminarion

 

pizzoflash 15 MAG 2016. ARMI DI FINITURA A PALAZZO SALVIATI

Da: “Annunziato Seminara”
Data: 15/Mag/2016 08:13
Oggetto: pizzoflash 15 MAG 2016. ARMI DI FINITURA A PALAZZO SALVIATI

 

pizzoflash 15 MAG 2016. ARMI DI FINITURA A PALAZZO SALVIATI

Nuovi reperti a Palazzo Salviati, il 13 maggio scorso.

Oltre al restauro ambiantale di nicchie e contorni, al riposizionamento di Labaro e puntale, di “Stendardo”, di chepì, 2pizzi, “Caviglie” (n.d.r.: non sapevamo il nome, ma un ex C.te della Vespucci ce lo ha ricordato), fucili 91, foto

di Ex Presidenti dell’Associazione Ex Allievi del Collegio-Scuola Militare di Roma, e fusione della Federazione Ex Allievi Scuole Militari (fusione fusa?) nelle rispettive sedi, anche un paio di armi di “finitura”, quelle che sul fronte della Grande Guerra, dal 1917 in poi, dal San Michele, all’Isonzo, sul Grappa servivano,….”servivano”…..!, a “finire” i disorientati colpiti da pirite e gas vari.

Un’ascia ed una scure.

Appartenute all’Ex Allievo di Roma Gabriele Moricca, Ex Allievo dell’ultimo corso, dal 1944 a quello “Aventiniano” che chiuse i battenti nel 1947, figlio di un Grande Bersagliere Gen. di C.A.,

Oreste Moricca, decorato super, anche in pace: medagliato d’Oro e di Bronzo alle Olimpiadi di Parigi del 1924,

spada e sciabola. Ma, di più, Intendente dell’ARMIR, incarico svolto con durezza verso i Tedeschi

che attribuivano agli Italiani le responsabilità della ritirata, tanto da essere insignito di Encomio Solenne!

Nel 1944 fu nominato, a Salerno C.te Gen. della Guardia di Finanza.

Dalle Fiamme Cremisi a quelle Gialle.

In altra sede verrà descritta la modalità di questa provenienza. Meno seria e, come spesso accade, anche “divertente”, se così si potrà dire (c’entrano, tanto per cambiare, Carrubas e….Muratori, quelli veri….!).

Per ora, le armi, sono un monito.

Le pregevolissime decorazioni dimostrano che “quelli”, quando si mettono, fanno le cose con arte. 

Sono reperti che “il solito Seminara” ha portato per arricchire il Museo.

Non ha capito, “quello là”, che verranno usate contro di lui.

Eh!, l’ingenuità degli idealisti!,

C’è chi dice di seguire il destino (bah!).

Quello là, il Seminara, mò vedrà come il destino, invece, inseguirà lui!

 

siminarion

 

http://www.nunziatella1787.eu/images/postbyemail/foto21.pdf

 

 

pizzoflash 11 MAG 2016 – Palazzo Salviati. Il Sacrario ritrovato. Quasi.

Da: Annunziato Seminara
Data: 11/Mag/2016 21:24
Oggetto: pizzoflash 11 MAG 2016 –Palazzo Salviati. Il Sacrario ritrovato. Quasi.

pizzoflash 11 MAG 2016 –Palazzo Salviati. Il Sacrario ritrovato. Quasi.

10 anni dopo.
Eh sì!, dal 2006 qualcosa era cambiato.

More solito quando un zzìprete, cappellano o meno, trova uno spazio, subito l’addobba in svariati modi.

Per carità, niente di diverso dal loro mondo, commendevolissimo, per l’appunto della carità. Che quando è cristiana s’impegna a trasformare gli ambienti facendoli diventare le succursali di Cappelle votive. Immagini, statue, quadri nicchie con armi di un sacrario che diventano nicchie per effigi.

E’ il segno della carità. Della carità che si diffonde.

E, come nel nostro caso, pensa alla propria carità. Che è cristiana.

Ma è carità, anch’essa cristiana, quella di un Sacrario Militare.

Carità nel senso cristiano che raccoglie e abbraccia qualsiasi uomo che muore. Che sia sodato o meno, sempre un uomo che muore. Se poi lo fa per una causa, allora, quand’è nel suo spazio, deve essere rispettato nella sua dignità. Anche del non credente. O di altra confessione.

Perché sappiamo che quando va di là, dopo di noi, trova certamente la carità del Cristo che l’accoglie.

No?

E quello spazio deve essere, forse, il più asettico possibile. Perché quella carità, ecumenica, è per tutti. Non ha raggi di sole diversi rispetto ad altre. Come per quelle religioni che non voglio effigi. Nessuna immagine. Nessun “sembrare”. Solo meditazione. Forse neanche preghiera e memoria. La meditazione nello spazio assoluto E’ preghiera. Quando non è immagine, poi, E’  ESSERE.

 

Quasi quasi, con sconcerto e fastidio, perché usa allo scopo di spiegare quello che è avvenuto, di una pietas da porre come “occasione”, è stata quella provata un anno fa, quando con Gucciardino, Nocchi, Mimmo D’Angelo, noi tutti peccatori, forse io più di tutti (detto fra noi “senz’altro”, ma non ditelo in giro!), abbiamo fatto la scoperta della succursale di un “Divino Amore” trasteverino (n.d.r.: il Divino Amore è un piccolo santuario alle porte di Roma, frequentatissimo), in Via della Lungara, dentro Palazzo Salviati. Nel Sacrario del Collegio-Scuola Militare di Roma.

Dove sono ricordati anche i “nostri”.

Eravamo lì per ricordare uno di noi, Di Donato, che ci aveva lasciato il suo zaino.

 

Mancavano anche il Labaro e lo Stendardo: dalla precedente cerimonia di novembre a Napoli.

Una rovinosa caduta aveva spezzato il puntale del Labaro, dalle 40 medaglie d’oro (!!!). Per ripristinarlo s’è già scritto. Il nostro Premio Oscar, Stefano Dubay, ha fatto lo stampo con la stampante 3D. Da lì un fonditore dell’ottone.

Ora è ok. Ma non è questo l’argomento. Forse qualcosa va ancora fatta. Vabbé. Accontentiamoci.

 

Qui pochi pensieri. E’ solo per riflettere, tutti, che quando un soldato muore, non ha una Patria personale.

Domenica scorsa, nella Chiesa del S. Spirito dei Napoletani, l’Officiante, Mons. Zagotto, nel parlare di NOI, NUNZIATELLA, ha detto, qualora qualche svagato dissacratore della morte di un soldato rispetto a quella di un uomo comune diventasse attento e critico a quell’omelia, che “al di là del tempo”, parlando del Paradiso, c’è anche lì una Patria.

 “La Patria al di là del tempo”.

A quella tutti dobbiamo pensare. Anche chi della religione fa l’impegno del quotidiano “aministrativo” delle cose terrene. Quando dovrebbe evitare che il “luogo” diventi “location style”.

 

Il Sacrario Militare è Patria, per un soldato che muore. Patria al di là del tempo!

 

Oggi eravamo una 50ina: Nunziatelli e Morosiniani. Gotha presidenziali, Veterani, Pretoriani. Benedetti, con i Labari della “Lazio”, della Teulié, e Allievi della Nunziatella, della Teulié, della Dohuet.

Non c’erano quelli del Morosini. Peccato. Già!, un peccato nel vero e freddo termine. Parola cruda. Ma quella che va detta. E scritta. Nessuna attenuante al mancato appuntamento dopo invito di Gucciardino, dil Presidente della Sezione laziale.

Al di là dei mari e del tempo , in questa Patria, non dovevano mancare.

 

L’Arcivescovo Militare, Mons. Santo Marcianò ci ha benedetti, mentre gli squilli del Bersagliere c parlavano del “Silenzio”. Parole vere e garbate verso le Scuole Militari,  parole sincere di ammirazione.

Ci ha fatto dono, poi, di un rosario. Forse ce l’aveva con me, e per evitare che dovessero essere invidiosi “gli altri”, l’ ha fatto diffondere a tutti.

Santo di nome e di fatto. Non a caso Marcianò, cognome che evoca il gesto del soldato che non cammina. Marcia.

E il miracolo è avvenuto. La moltiplicazione del rosario.

Il miracolo in quella Patria al di là del tempo.

Verranno diffuse immagini e cronache più puntuali. Di una cerimonia garbata, nelle righe “del tempo”. Senza sproloqui. Sobria. Elegante. Senza fronzoli e strasse. Ad altri il compito della cronaca di oggi.  Che è deputato a farlo e che ha registrato.

Questo è un dire “a latere”. Il pensiero di quello che ho provato e che a voi, sfortunati lettori, propongo.

Perché, grazie a Dio, la Patria non sia solo là, e che adesso sia anche al di qua del nostro tempo.

 

siminarion

 

pizzoflash 8 MAG 2016 – La Chiesa del Santo Spirito dei Napoletani

Da: “Annunziato Seminara” <arsemin@yahoo.it>
Data: 08/Mag/2016 23:51
Oggetto: pizzoflash 8 MAG 2016 – La Chiesa del Santo Spirito dei Napoletani

pizzoflash 8 MAG 2016 – La Chiesa del Santo Spirito dei Napoletani

11 anni dopo.

Dov’eravamo rimasti?

 

La prima volta fu il 18 novembre 2003. Celebravamo i Martiri di Nassirija.

Poi altre volte, in particolare per incontrarci e per parlare di “chi ci è morto”,  che a Roma si dice in altro modo…… 

In Sacrestia quella testimonianza nel Crest della Sezione Lazio “Ettore Gallo”, che ha fissato nel ricordo quel primo “atto d’inchino romano “ verso i Borbone, Nostri Fondatori.

Monsignor Natalino Zagotto ci ha accolti nuovamente in modo così garbato e manifestamente così affezionato da farci sentire quasi in colpa, per questi 10 anni di assenza.

La Chiesa sempre sobria, elegante, discreta e pervasa da un Officiante che, avevo dimenticato, è stato un gran Pastore, quando al “Scambiatevi un segno di pace”, è venuto fra noi, salutando ognuno dei fedeli presenti !

Persino noi, peccatori di bassa provincia che nella Città di Pietro cercano, cioè dicono di cercare, la via del perdono e dell’afflizione.

Oggi la festa della Mamma.

Noi celebravamo la Festa della Nostra “alma mater”, quella del Rosso Maniero.

I nomi, sugli zaini dei Nostri

GIANALFONSO D’AVOSSA,

LUIGI CALCAGNO,

OTTAVIO ROLANDO RICCI,

REMO MISSORI,

GENNARO FOSSATARO,

MICHELE DI ROSA,

GAUDENZIO CAMPANELLA

e della Figlia di CICCIO BONITO

sono stati pronunciati con molta partecipazione.

Ha infatti avuto parole assai appassionate sulla Nunziatella e su quello che rappresentiamo,

mentre ha ricordato a tutti i fedeli presenti la storia dei Borbone che avevano in quella Chiesa

il luogo delle loro preghiere e delle loro confessioni.

Ha ricordato, facendo diffondere a tutti, il “santino” di Maria Cristina di Savoia, Regina delle Due Sicilie dal 1812 al 1836, proclamata Beata da Papa Francesco.

Carlo Minchiotti, nel recitare la Preghiera dell’Allievo, ha sugellato questo nostro “saggio dei valori”,

che i Nostri morti stanno vivendo, usando la bellissima metafora pronunciata da Mons. Zagotto,

anche loro lassù, in Paradiso, quello degli Eroi,

dove non è ancora stato dato nome

a quella “Patria oltre il tempo”!

Un abbraccio circolare fra di noi, e poi fra i vicoli della Città dei consoli,

dei pretoriani, delle legioni.

che da Toti ai Principi e Re , si piega solo davanti richiamo del destino.

Quello che oggi, a Roma, ci chiamava a vivere uno spicchio del cielo napoletano.

siminarion

 

 

pizzostory 21 APR 2016 . I NOSTRI PROFESSORI. DI CHI ?

Da: Annunziato Seminara
Data:22/04/2016 05:40 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 21 APR 2016 . I NOSTRI PROFESSORI. DI CHI ?

 

pizzostory 21 APR 2016 – I  NOSTRI  PROFESSORI. DI CHI ?

PREPARO ALLA VITA E ALLE ARMI.

Quante volte abbiamo celebrato, giustamente, i “nostri” in uniforme e ” in abiti borghesi.

E quante volte abbiamo celebrato, giustamente, i “nostri” Professori. Con le nostre storie, nella loro vita con noi: aneddoti sulle loro asperità, sulla loro rigidità, sulle loro debolezze, sulle quisquiglie con le quali ancora oggi sorridiamo e starnazziamo.

Anche loro ci hanno, PREPARATO a qualcosa. No? Sono in borghese? Allora diciamo che ci hanno preparato alla vita.

Diciamo così, per convenzione, dato che anche la vita militare è “vita”, e la vita militare prepara anche alla vita “borghese”. No?

Celebre è la formula “HIC SUNT LEONES”, e quel foglio scritto a mano dal Guido Silvestro, professore di Lettere, su di “un foglio per caso”, e poi impresso nell’argento dai primi battezzati “leones”, divenuto il CREST  della Sezione B del Classico del 1960, così ereditato, quel motto, per tutte le sezioni B del Classico a venire, da 56 anni ad oggi.

Quante volte ricordo e ripenso proprio in questi giorni il mio Professore di Storia e Filosofia, Francesco Ferone, gigante della dignità e del “paternalismo professorale” di un Maestro, da noi un po’ trascurato, e di più…….!,  ma con gli anni ricordato con affetto e con grande orgoglio. Sì, con orgoglio! Lapidaria la sua affermazione del dicembre 1960 “…aaattenti agli Arabi!……”, fra un bicchiere d’acqua e poi, quando il mondo era attento e preoccupato solo per “la frontiera dell’Est”.

Dal 1960. Quando la strizza era “della fiera dell’Est”!

Tutte le generazioni di Allievi, oggi, e degli Ex Allievi hanno una perla in qualcuno di loro.

Anche se eravamo un po’ discoli….., anche un po’ troppo!!

Lo stesso Francesco De Sanctis, consigliato e quasi imposto alla docenza della Nunziatella nel 1845, o giù o sopra di lì (n.d.r.: scrivo senza testi, a memoria) da Basilio Puoti, luminare del tempo e professore “a piazza gratuita” per sua scelta (anche allora, ma molto meno di oggi, c’era chi insegnava per missione etica, non per missione mercenaria, o per missione di sopravvivenza……..), fu accolto con qualche intemperanza di troppo dagli Allievi del tempo: frizzi lazzi e zenzerini, direbbe quel Magg. Visco del 1964!

Forse era troppo timido. O forse, provenendo dal Collegio di San Giorgio a Carbonara, perciò da esperienza didattica con bambini, quelli dai 9enni in su, credeva di trovarsi davanti ad altrettanti bambini (n.d.r.: mmm….!, chissà se non aveva ragione a pensare così….!).

Poi divenne baluardo della cultura meridionale e nazionale. Ministro dell’Italia “Nazionale”. Maestro della cultura Italiana. Vessillo della cultura della Nunziatella.

Ma anche ai nostri giorni. Più o meno parliamo, anzi, scriviamo nei notiziari “passati prossimi”, cioè quelli trascorsi di pochi anni fa, naturalmente i maffettoniani, ché dopo “un po’ molto-assaissimo” di meno.

Nomi sparsi fra le righe e le riproposizioni?: Nino Cortese, Paolo Barbi,…..e, leggo nel primo notiziario, al Consiglio Nazionale del 5 giugno 1954, Francesco Caruso. Muore. Gli viene dedicata una borsa di studio.

Per altri professori?

E poi, sulla questione di premi e di borse di studio, ad Ex Allievi, scrivevano i notiziari, irregolarmente o meno, tante dediche alla memoria, tanti nomi. Tante raccolte di denaro per i premi, qualche parentesi su somme da depositare presso banche e da vincolare per usufruire di buoni fruttiferi da destinare ad Allievi o ad Ex Allievi?

Non faccio nomi, né delle dediche né dei beneficiari. A che serve divulgare gesti commendevoli nell’iniziativa!: pensieri cattivi verrebbero generati dalle considerazioni successive. Che c’entrano premi e premiati!

Premi e borse di studio. Ai più bravi, ai migliori all’ingresso nelle Accademia.

Premi e borse di studio di iniziativa personale. O in gruppo. Vabbé.

 

Borse di studio in memoria del primo President’associativo Gen. Brancaccio (£. 1.000); rinnovato più volte (sulla base del volontariato). Premi e/o borse di studio annuali e poi quinquennali. Elargizioni di gruppo e/o di singoli. Un sacco nel dicembre 1967.

Dai disciolti clubs Nunziatella (Antonio Capua e Alberto Lupoi).

Premi in memoria del mio grandissimo Anziano Pier Maria Medici, e di altri Ex Allievi di corsi per oggi “antichi”.

Premi e/o borse di studio consegnati al Ten. Giampaolo Ganzer, all’Allievo d’Accademia Giorgio Taviani, altro mio Anziano, agli Allievi Arturo Guarino e Riccardo Innocenti dalla Banca D’Italia (da parte di Chi?).

Tutto volontariato? Tutti soldi dell’Associazione? Sarà!

E le elargizioni dette “Quintili-De Rogatis” di pochi anni fa cos’erano?

E cosa sono:

·         l’ “Erezione in Ente Morale del 19 aprile 1937 n. 492 della “Fondazione Prof. Ing. Vincenzo Fiore Presso la Scuola Militare di Napoli”?, che eroga una borsa di studio annualmente nel giorno 13 aprile ad un allievo dell’ultimo anno di corso, ammesso in un’Accademia delle Forze Armate dello Stato?, ancora vigente?

 

Il Decreto  del Presidente della Repubblica 20 giugno 1956, n. 900, col quale,   sulla   proposta   del   Ministro  per  la  Difesa,  viene riconosciuta  la  personalita’  giuridica  della  FondazioneProf. dott. Francesco Caruso“, con sede in Napoli e ne viene approvato lo statuto organico?, per l’erogazione di borse di studio a studenti meritevoli della Scuola Militare, ma oggi in estinzione dopo l’ultima validazione dell’elenco delle persone giuridiche del 15 marzo 2013?

Di queste notizie, NIENTE nella nostra storia. Niente di niente.

Eppure Vincenzo Fiore era un validissimo insegnante degli anni ’20. E ancora viene ricordato. E noi non lo sappiamo. Ma gli annuari bancarellari-antichi del 1937 (quello del 150° con Re Vittorio Emanuele III che ancora ci piace assai!) e quello del 1940 lo elencano!

E niente, pure di Francesco Caruso, di cui nel 2008 è stato redatto dall’Associazione e dalla Fondazione Nunziatella un pamphelet appassionato ed accorato! Ma nessuna parola sulla Fondazione del 1956.

E perché, della Fondazione Amedeo D’Aosta del 25 marzo 1943 (che vi riallego nel pizzostory recente per sollecitarvi memoria) che è ancora viva !, dell’Amedeo di cui ci siamo versati fino a qualche settimana fa fiumi di incenso, con tomi e tometti, ma nessun accenno alla Fondazione in suo nome e a sua memoria?

Ci sarebbe poi il testamento olografo di un altro professore, Vincenzo Brundy: ma è un’altra storia di queste storie. Vedremo anche questa cosa qua. Non ora. Sta passando l’Ufficiale di Picchetto.

Però, faccio a tempo a pensare: abbasso ‘sti professori!

Forse non erano i nostri.

Forse non erano della nostra storia.

Forse non siamo noi.

 siminarion

 

http://www.nunziatella1787.eu/images/postbyemail/pizzostory%2025%20MAR%2020161.pdf