Da: Annunziato Seminara
Data: 29/06/19 11:18 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzofalcone.it
invito alla lettura del giornale on line pizzofalcone.it
in evidenza gli articoli di Lucio Martinelli e di Mimmo D’angelo, finestre aperte sui giorni che viviamo
Da: Annunziato Seminara
Data: 29/06/19 11:18 (GMT+01:00)
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Da: Annunziato Seminara
Data: 03/07/19 05:51 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 24 GIU 2019. Coming back Nunziatella
pizzostory 24 GIU 2019. Coming back Nunziatella
La corsa all’indietro. Più sei “anziano” più garantisci l’onorabilità. L’autorevolezza. Bah!
“NUNZIATELLA”, bellissima pubblicazione in carta umana patinata.
Nel n. 2 del 1988, circa sei mesi dopo il fatidico bicentenario del 1987, è pubblicato un pezzo di Ruello Majolo, Marinaio Ammiraglio, Allievo corso 1938, storico assai arguto: “SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME QUANDO NACQUE LA SCUOLA NEL REAME?” Perché la targa posta sull’arco del portone del Rosa Maniero parla del 18 novembre 1787 è stata messa in opera, invece, il 28 giugno 1788. Dopo otto mesi e mezzo! In sintesi. Ferdinando IV di Borbone concesse l’edificio della NUNZIATELLA alla Reale Accademia il 28 maggio del 1787, ma i corsi iniziarono nel novembre dell’anno successivo. Infatti, se i neo cadetti cominciarono ad entrare nella Reale Accademia nell’estate del 1788, i primi “cappelloni”, la loro formazione culturale e militare ebbe inizio a novembre, come ritualmente cominciavano i cicli scolastici.
Del resto, si sa!, occorreva fare alcune opere di ristrutturazione. Un anno circa di lavori era fisiologico. Ieri come oggi…..?, le autorizzazioni, le SCIA o CILA, i POS (Piani di Sicurezza), le varie ASL, la Soprintendenza !!!, i controlli di cantiere sul DURC delle ditte che pagavano o non pagavano i contributi, il Collaudo…. Le norme antisismiche?, ancora no. Esse cominciarono solo nel 1971, un po’ dopo……1788: la verità riporterebbe indietro di un anno le lancette dell’orologio del nostro “piccolo mondo antico”. Quel pezzo fu finito di stampare forse ai primi del 1988 ma fu pubblicato in aprile, cinque mesi dopo il bicentenario. Da pagina 27 a pagina 33.
Intanto un’altra corrente di pensiero è stata propugnata recentemente per una discesa storica verso il 1744, con un “visto”, mai visto….!, delle “Superiori Autorità”. Sì, il 1744, quando Carlo I di Borbone Duca di Parma e Piacenza (anche Sebastiano), lo stesso del dipoi Carlo III di Spagna, fondò la “Reale Accademia di Artiglieria”.
Le “Superiori Autorità”, quelle cioè dei Militari della Difesa, non avrebbero niente in contrario. Difatti, sarebbe comunque non sorpassato il primato delle Scuole Militari che, con data certa, presidia storicamente il 1739, quando i Sabaudi-Sardignoli del Regno di Carlo Emanuele III di Savoia, ‘nartro Carlo III anche se pure Emanuele, fondarono le “Regie Scuole Teoriche e Pratiche di Artiglieria e Fortificazione”. Certo, 5 anni più vecchi restano gli Artiglieri sabaudi. Oggi repubblicani.
Però, mai visto quel “visto” di accoglienza delle nostre “Superiori Autorità”!
Eppoi, l’azzardo è un po’ delicato. Se è vero che nelle storie della Napoli di quegli anni faceva nascere ingegni anche nelle scienze di ogni tipo, militari e non, una di queste, assai non causale forse, emergeva. E un po’ in tutta l’Italia meridionale. Già, proprio nel 1744, nel Regno del Carlo di Borbone, di cui sopra, con Don Raimondo di Sangro, Principe di San Severo, si costituì la “Perfetta Unione”, prima Loggia dei napoletani “framassoni”, detti così “alla francese”. Gran Maestro l’anzidetto Principe. Uno che la sapeva lunga. Un nobiluomo che aveva studiato a Roma e, tanto per cambiare, dai Gesuiti! Chi era dotto veniva sempre dottrinato dai Gesuiti. E anche indottrinato. Ci furono contorni un po’ confusi e non proprio cristallini sella vicenda. Questa non è la sede per parlarne. La coincidenza però è del costume sociale di quel tempo. Ai malpensanti, o benpensanti che dir si voglia, l’equazione fra sodalizio esoterico e Scuola Militare non suonerebbe bene. Anche oggi. In quel tempo c’era un forte “mescolamento” del pensiero diffuso nella società. Quella dei prelati e dei cortigiani. Mentre sorgevano fermenti filosofici e rivendicazioni sociali che si intrecciavano con militi mercenari olandesi, polacchi e asburgici che, assoldati, erano al soldo del Re Borbone. E il popolo?, sapeva?, boh!
Erano prestigiose la cognizioni scientifiche del Principe di San Severo, ch’era un grande matematico, chimico alchimista, inventore e promotore di progetti di grande rilievo. Il “Cristo Velato” e tutto quel che c’è nella Cappella a suo nome, è una emanazione del suo filantropico mecenatismo che inondò il mondo delle arti e delle scienze napoletane. Eppoi, vicinissimo alle armi, inventò persino un cannone rivoluzionario, che, sembrerebbe, pesasse meno di quelli “sul mercato”, che costasse poco e che sparasse meglio, il cui prototipo sarebbe stato come un guanto agli fondativi degli Artiglieri della Scuola Militare!
Poi però, leggo, nel numero 3 del 1988, stessa pubblicazione “NUNZIATELLA” sempre umanamente patinata, a pagina 81 e 82, un pezzettino di quasi 2 colonne, che parla del ricordo funebre di Tommaso Virnicchi. Chi è Tommaso Virnicchi. Cioè chi fu. Scorro le righe e non v’è traccia che fosse un Ex Allievo della Nunziatella. Né che lo fossero familiari, congiunti o “vicini di correnti di pensiero”, religiose e politiche.
Per carità, brava persona, morigerato di costumanze, ex studente degli Scolopi e assai “addentro” ai Gesuiti, fino all’accoglienza nella Compagnia di Gesù (ma non era stata chiusa?). I Gesuiti. Sempre loro. Comunque, ripeto, gran brava persona il Virnicchi. R.I.P. come diciamo noi, Riposi In Pace. Ma il legame con la Nunziatella? Presto detto. Nell’articolo, non proprio casualmente, mentre si parla delle scuole gesuitiche, si cita in tre righe che Padre Iappelli, Cappellano protempore nella Nunziatella nel bicentenario, avrebbe indicato, in un’omelia?, la continuità delle scuole dei Gesuiti, a Napoli dal 1586.
Cioè, “200 anni di Gesuiti a Napoli + 200 anni di Napoli della Nunziatella” = totale 400 anni.
E, con tutto l’ari-rispetto per la persona Tommaso Virnicchi, c’era bisogno di parlare di lui, non credo tra l’altro fosse conosciuto nelle nostre sale convegno, in una rassegna stampa che riporta un pezzo apparso il 30 dicembre 1988 nella rivista “SOCIETAS”, il think tank periodico dei Gesuiti?, praticamente in contemporanea al numero 3 del 1988 della Nostra pubblicazione, così datato ma poi divulgato, tanto per parlare della nobile vetustà della Nunziatella ….?
Non bastava leggere quel “…. PERDER TEMPO A CHI PIÙ SA PIÙ SPIACE” sulla parete del pianerottolo al piano terra della scala principale del Rosa Maniero? Così scrisse Padre Dante nella bocca di Virgilio, il Publio Marone, Purgatorio, Canto III, v. 78., quando il Vate latino dantesco sollecitava Caronte a passare con maggiore solerzia il guado ad un gruppo di peccatori veniali verso il Purgatorio, l’anticamera del Paradiso. Il Vate antico campò fra il 70 e il 19 ante Christum natum.
Erano infatti i primi “Cappelloni” del tempo di Virgilio ai loro primi passi verso il Maniero, arrossato dal fuoco di Lucifero, ma che oggi è “Rosato”.
Quante elucubrazioni storicistiche alla ricerca del sesso degli Angeli della Casa Rosa! Bastava poco. La soluzione era ed è ancora lì, in fondo alle scale, scendendo al piano terra. Ovvero prima di salire. Il nostro sesso antico di poco più poco meno 2040 anni fa, sempre se noi siamo Angeli…… O no?
siminarion
Da: Annunziato Seminara
Data: 16/06/19 07:14 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzonews 16 GIU 2019. Massimiliano si marita. Salvatore no
pizzonews 16 GIU 2019 – Massimiliano si marita. Salvatore no
siminarion,
ovvero il Nunzio detto Annunziato e/o viceversa,
il 2 giugno, rinunciando a recarsi ad assisterealla festa
tradizionale del “corridoio a cielo aperto dei Fori Imperiali”,
rimase a Todi, dove, dalla “Camera Tv con vista”
ha fatto un resoconto della parata sull’ “aparata ‘o mazzo” del mitico infermiere
Cuciniello dei nostri anni ’60, riveduto e non corretto, sotto il solleone capitolino.
Ri-allega, il siminarion alias Nunzio ari-alias Annunziato,
quella carrelata di foto e di commenti.
Leggerete ad un tratto un accenno ai Marò,
Massimiliano La Torre e Salvatore Girone:
“…veniamo anche noi?….no, voi no!”.
Farsa che ripropone il superbo Jannaci del “Vengo anchio….”
Ieri la notizia che Massimiliano si marita e che
Salvatore non è potuto andare al matrimonio.
Disposizione del Tribunale dell’AIA: sono ancora sub judice.
No comment.
Il 22 ottobre 2018 era stata data la notizia che a primavera ci sarebbe stata la sentenza del Tribunale. Ancora in Camera di Consiglio. Quale Camera?, quale Consiglio?
Fra 6 giorni finisce la primavera. “Maledetta primavera”?
Tante dimenticanze su quel decreto
che assegnava a ferry-boat mercantili privati
le scorte militari anti corsari all’arrembaggio in acque territoriali
dovesse essere trasmesso all’ONU. Escamotage per pagare meno che
a contractors privati ed avere lo scudo del Governo Italiano.
Scudo rivelatosi uno scolapasta.
Tanta disattenzione, o no?, nel non prevedere
che la Squadra Navale avrebbe dovuto
attivarsi per garantire assistenza ai militari su quelle navi in caso di
eventuali difficoltà.
Si ricordi il giusto disappunto della Marina Militare
che non era stata allertata formalmente per i casi di emergenza
dopo quel decreto “distratto”. Si fa per dire!
Non intriga sapere dove sia chi fece tornare indietro il ferry boat
nel porto indiano. Si sa dov’è.
Mi intriga sapere che fine abbia fatto il rapporto, onesto, di quel
Marinaio Vicecomandante del C.O.I. che fece un correttissimo rapporto sulla vicenda.
Non intriga sapere in che mani sia quel cerino acceso,
perché sono ben note le attorcigliature di stomaco che il vicino stomaco sentì,
eredità del loro subentro al Vertice Istituzionale, ahinoi troppo rispettoso a denti stretti
di quell’ordine concesso al ferry boat di entrare nel porto della dea Kalì.
Non intriga, perché ben si ricorda e perciò si sa dove sia e chi è
colui che ad una pacatissima domanda, il 31 dicembre 2014, disse a siminarion che
“….però adesso sono ospitati e protetti in Ambasciata ed hanno un buon stipendio…”.
Interruppe, il siminarion, alias-etc.etc., quell’ultima parola sullo stipendio,
foriera di chissà quali altre giustificazioni,
dritto alla domanda:
“E chi paga l’onore degli Italiani?”
La risposta fu molto curiale. Del tipo “Orate fratres”.
Preferisce, l’attuale siminarion-etc.etc.,
per la dignità nostra che merita riflessione, darsi all’ “ora et labora”.
Prende da allora, come Arciconfratello della Nunziatina, molte Eucarestie.
Ma senza confessarsi.
Come si fa a ricusare quel santo Confessore?
Si registra oggi nell’ AIA tanti polli, nessun gallo.
Massimiliano ha preso moglie. Ma chi gallo si crede di essere!
Mò so’ affari suoi……
Mentre i polli, invece, siamo sempre noi.
Tanto per cambiare.
siminarion
Da: Annunziato Seminara
Data: 15/04/19 07:03 (GMT+01:00)
Oggetto: 15 APRILE
ANNO 2000.
ANTONIO AFFAITATI.
Forse perché il giorno prima del mio compleanno.
Forse perché ho sempre nelle orecchie la Sua voce bellissima di tragedie fra le mitraglie.
Forse per il ricordo di singhiozzi di Luciano Lombardi, Suo Anziano dei Suoi Anziani alla 4^,
nella Cappella della RAI di Saxa Rubra.
Anche Lui, come l’altro nostro, il Carabiniere Bardi, vittime non delle granate, ma, molto probabilmente e molto archiviate, delle esalazioni dell’uranio, quel maledetto minerale che serve per l’ “atomica” ed è stato un “effetto collaterale” di forse altrettanti vittime.
333, così pare.
Bardi nel dovere delle stellette. Che non chiedono “grazie”.
Antonio nel dovere civile di essere lì, dove “Il Buio del Mondo” nasconde le sofferenze e le ingiustizie. Che chiede il dovere del nostro ascolto senza ringraziamenti.
Allego un ricordo di Antonio, scritto dai Suoi Compagni di Camerata.
Merita una lettura serena. Come monito per i ricordi di chi non muore nel ricordo.
nunzio
Da: Annunziato Seminara
Data: 29/03/19 21:14 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 25 MAR 2019 – LE FOSSE ARDEATINE. Il nostro viaggio memoria di volti e nomi
Vi allego il viaggio che ogni volta mi fa scoprire nuovi volti e nuovi brividi.
Nunzio
Da: Annunziato Seminara
Data: 20/03/19 07:11 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 24 MAR 2019. Fosse Ardeatine. La Nostra livella
pizzostory 24 MAR 2019. Fosse Ardeatine. La Nostra livella
Nessuna parola nel silenzio del Mausoleo della Via Ardeatina,
dove arde, sempre, la memoria di tristi giorni della Nostra Storia,
solo la lettura consapevole di un elenco, fra quei 335 sacelli,
che deve, sempre, farci riflettere senza retorica,
“chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo”.
SCUOLA MILITARE NUNZIATELLA
Gli Ex Allievi Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Memoria:
L’Istruttore:
COLLEGIO-SCUOLA MILITARE DI ROMA
Gli Ex Allievi Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Memoria:
Gli Ex Allievi:
(sepolto nel sacello accanto al Fratello, Cap. Aer. Federico)
I docenti:
Ma anche è degna di citazione la Medaglia d’Oro alla Memoria:
e Padre dell’Ex Allievo di Palazzo Salviati,
il Cap. Cav. Par. Gastone Simoni, corso 1933, anch’Egli M.O.V.M. alla memoria,
El Alamein, 1942
“La livella” del grande Totò si posa anche fra questi NOSTRI nomi.
siminarion
Da: Annunziato Seminara
Data: 18/02/19 13:05 (GMT+01:00)
Oggetto: Copertina. L’anno del Vate
Da: Annunziato Seminara
Data: 09/02/19 07:29 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 9 FEB 2019 . La Memoria e il Ricordo
Un po’ d’ordine sulle parole che parlano non sempre storie di tempi felici.
La nostra Storia, in questi giorni alimenta conflitti e ed evoca tristezze non ancora serenamente sopite.
L’uso che si fa quando si scrive la storia è quanto mai significativo nella distinzione delle parole che riescono a non superare le tragedie, anzi, nell’attesa dello scorrere degli anni, diventano l’unico capitolo del “pensiero unico” di una “Storia unica” del mondo, simbolo “unico” senza narrazione.
Ho ripreso letteralmente, senza modifiche, le definizioni delle parole che allertano le adunate alla riesumazione dei dolori e non alla pietas di una serena riflessione.
LA MEMORIA
La funzione psichica di riprodurre nella mente l’esperienza passata (immagini, sensazioni o nozioni), di riconoscerla come tale e di localizzarla nello spazio e nel tempo:
Apprendimento e ripetizione fedele, non necessariamente legati a una completa o corretta comprensione, talvolta spinti fino alla nozione di ovvio e banale, anche a proposito della facilità e precisione che nascono da assiduo esercizio.
Parte della retorica consistente nella capacità di ricordare gli argomenti del discorso, ottenuta e potenziata con particolari accorgimenti tecnici.
Memoria storica, il passato in quanto continua a far parte della nostra realtà quotidiana e attuale.
Memoria collettiva, l’insieme di ricordi condivisi da una collettività.
“l’Olocausto fa ormai parte della nostra m. collettiva”
La memoria è la capacità del cervello di conservare informazioni, ovvero quella funzione psichica o mentale volta all’assimilazione, alla ritenzione e al richiamo, sotto forma di ricordo, di informazioni apprese durante l’esperienza o per via sensoriale. La memoria può essere trattata, in maniera complementare, studiando i processi cognitivi e quelli neurofisiologici associati.
IL RICORDO
Impronta di una singola vicenda o esperienza o di un complesso di vicende ed esperienze del passato, conservata nella coscienza e rievocata alla mente dalla memoria, con più o meno intensa partecipazione affettiva.
In psicanalisi: ricordo di copertura, ricordo infantile che riguarda eventi apparentemente insignificanti e che serve in realtà a occultare elementi rimossi.
I GIORNI DELLA MEMORIA E DEL RICORDO
Il giorno della MEMORIA non ha mai bisogno di parlare i fatti che evoca. E’ talmente radicato nella sua universalità della interpretazione che riesce ad accomunare e farne il baluardo di una somma identica di storie. L’esodo millenario e le persecuzioni di un popolo diventano lo stesso palcoscenico della tragedia di fatti aberranti che da quasi novant’anni, in un crescendo inarrestato
ha segnato le coscienze e ancor oggi è inarrestabile nella storia che viviamo nelle politiche dei Paesi.
Il recupero di un’altra tragedia, nel giorno del RICORDO, vissuta da Italiani che hanno subito drammaticamente la falsa morale di una falsa ideologia della solidarietà di uomini falsamente liberi, occultata faziosamente dalle mani false sulla storia, riemerge da pochi anni e diventa il racconto quasi marginale, escluso dalla verità irraggiungibile della Storia del Mondo che rigenera, sempre più, la sopraffazione e lo sterminio degli uomini in nome di una bugiarda vulgata, che ambiguamente nasconde l’esercito dell’esercizio del dominio dell’uomo sull’uomo e della libertà del suo pensiero.
Non riesco ad essere sereno.
Soprattutto quando, quasi sommessamente, la Storia che si dice occupa impropriamente la passione degli uomini che, autenticamente liberi dalle fazioni, hanno dedicato, sacrificandola anche per noi, la loro vita, oggi saccheggiata e mescolata nel “pensiero unico” della “memoria collettiva”.
Il caso di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, Eroe, non solo martire, delle Fosse Ardeatine, viene ricordato in un articolo del Corriere della Sera di tre anni fa, come “partigiano”.
Leggo molti casi analoghi. Tutti fedeli al giuramento alla unica Bandiera di tutti, ma raccolti subliminalmente sotto altre bandiere.
Il Corpo di Liberazione Nazionale è diventato, da qualche anno, un “corpo a latere” di altri difensori “unici” di una libertà “unica”, pianificando l’equazione fra lotta di una ideologia irripetibile per un “pensiero unico” e lotta per l’autentica e universale libertà dell’uomo.
NON HO MAI dileggiato Resistenza e partigiani, perché ho sempre cercato l’equilibrio nella esposizione di fatti di cui mi sono occupato, alla ricerca dell’onestà delle idee di chiunque.
Ma l’occupazione della Storia delle Foibe, da parte di un’Associazione ancora pervasa dalla sclerosi che difende il sanguinario esercizio del potere in nome di una traduzione ambigua della sua storia, mi indigna.
Ancor più mi indigna il colpevole silenzio di chi falsamente occupa la poltrona della responsabilità di rappresentare e di tutelare la convivenza degli Italiani e di garantire una serena lettura della Storia. Che non è di qualcuno. E’ di tutti.
E’, in questi giorni, il mio “pensiero unico”.
Nunzio
Da: Annunziato Seminara
Data: 17/02/19 18:38 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzostory 16 FEB 2018 – PRIMA E DOPO GAETA
pizzostory 16 FEB 2018 – PRIMA E DOPO GAETA
Oggi, due giorni dopo.
Prima di Gaeta, navigando dalle terre della Magna Grecia e salendo dopo lo stretto di Scilla e Cariddi, viene Napoli.
Fra i flutti e fra gli scogli, tutta infrattata, viveva una bellissima sirena, che vuol dire “vergine”, che si chiamava Parthenope.
Passa da lì un certo Ulisse. Lei s’invaghì. Lui aveva altro a che pensare. Chissà, secondo storico-filosofici-editorialisti era alla scoperta della “modernità” che oggi staremo vivendo. Boh!
La bella sirena si gettò da una rupe, il mare la portò su uno scoglio-isolotto, Megaride, dove si sciolse, del resto pesce era per metà, e, evaporando, volò sul Monte Echia, dove nacque Neapolis.
Per altri era, la Parthenope, una fanciulla ateniese che, per scappare dai genitori che non volevano favorire una sua cotta clandestina (la parola “clandestino” nacque da allora, senza le polemiche odierne….) fece coppia in una “fuitina” con un giovane belloccio, Cimone. Da lui il nome della fregata, nome d’arte, che assistette e ci onorò a Messina nel gemellaggio tra i Calabrotti e i Siculi. Ma anche la cima del Cimone, che tant’altro ben più grande onore segnò per i Fanti della Grande Guerra e che l’oracolo ortiseo evocò quel sabato di tre anni fa.
Fuì che ti fuì, arrivò a Neapolis. E ancora sta nella città di Napoli odierna. Dov’è con ilCimone bisboccio?, nel sotterranei di Pizzofalcone? Dove partorì la sirenetta plurigravida ben 12 figliocci? Perché 12? Come gli Apostoli? Boh!
Ma la sirena Parthenope, le male lingue, anche allora c’erano!, dicevano e dicono che s’era innamorata, dopo l’intercessione un po’ ruffiana di una freccia che un divo a video a luci rosse che si chiamava Eros le aveva scagliato, di un virgulto di nome Vesuvio, che era un centauro. Metà uomo e donna, metà pesce e cavallo, Zeus, il Gran Dio (o Deo?) Maestro, che tutto il bello del suo creato era suo (come ci obbliga a credere oggi qualche altro Gran Maestro), trasformò Vesuvio nel vulcano che sappiamo, così Parthenope, attratta dall’infocata passione non potesse toccare il fuoco della lava, dentro e fuori di lui.
La sirenetta verginella , che forse anche stavolta non lo era più, si uccise dalle parti del citato scoglio di Megaride , evaporando nell’esalazione dell’ultimo respiro, si aggrappò sul Monte Echia, e, come prima, da lì nacque Neapolis.
Se tutte le strade portano a Roma, tutti gli amori, contemplativi,…., o erotici, portano a Napoli.
Per questo è la città dell’amore.
Ma, prendiamo per buona la prima che s’è detto, cioè della cotta della sirena per l’Ulisse errabondo in mare.
Ulisse vittorioso nel cavallo a Troia, nome che si ripete ancor oggi nelle declamazioni sporcaccione,….., e avventuroso alla ricerca di Itaca (BRAVO GUERRIERO MA SENZA BUSSOLA….), secondo quanto disse padre Dante nel canto XXVI dell’Inferno,
“….quando
mi dipartii da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso Gaeta,
prima che sì Enea la nomasse….!”
entrò con le sue navi nel golfo della città che poi Enea chiamò Gaeta.
Questo il legame fra Napoli e Gaeta.
Amore ed eros. E/o viceversa.
Come noi, testimoni viventi dei bastardi di Pizzofalcone, immanentemente siamo.
Gaeta. Anche lì c’è la Chiesa della SS. Annunziata. Non è Rococò come quella di Pizzofalcone.
Ma sempre dedicata all’Annunziata è.
Legame che ci porta, a noi del Pizzofalcone di Monte Echia, a riverire ogni anno, per questioni ben più tristi e sanguinose, la nostra Storia.
Dopo il 13 febbraio dello scoppio della batteria Transilvania, che vide dissolversi nel vento del boato il corpo di un nostro antico camerata, che anche allora si chiamavano così, del Rosso Maniero, Mario Giordano.
E dopo, ancora il 14 successivo, quando “…Al termine del glorioso assedio di Gaeta (1860-1861), al suono della marcia reale, la bandiera dell’esercito napoletano, issata sul pennone della batteria S. Maria, mestamente veniva ammainata, mentre << il grido, VIVA IL RE!, spinto dal popolo e dalla guarnigione, salutò Colui del quale si è voluto fare un tiranno spaventevole >>. Al posto della Bandiera del Regno delle Due Sicilie veniva issata quella tricolore, come oggi continua a sventolare…..”
Tanto secondo il dispaccio inviato da Torino il 13 febbraio alle ore 21,15.
I torinesi, sempre, come sempre, falsi e cortesi (dalla città di Cavour al bombardiere Cialdini, l’altro whatsapp o twitter: “….con le bombe si accelera la firma della resa senza condizioni….”, caso strano, ieri, e come oggi sui media, in lingua transalpina……)
Il resto alla prossima puntata.
Che riguarderà l’assedio della Cittadella di Messina e di Civitella del Tronto.
Dove si parlerà di ben altre sciabole afflitte e di inchini innaffiati di spumante e di ostriche, ostrega!, ovvero di militarismo incomprensibile e di eroismi millantati.
Perché oggi. Il 16 febbraio.
Alla prossima.
siminarion
Da: Annunziato Seminara
Data: 02/11/18 22:28 (GMT+01:00)
Oggetto: pizzonews 2 NOV 2018 – Cosenz al Verano
pizzonews 2 NOV 2018 – Cosenz al Verano
Rituale cerimonia di deposizione Corona di alloro del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito al monumento di Enrico Cosenz, l’Ex Allievo corso 1872, già “Ministro della Guerra” di Garibaldi e poi primo Capo di Stato Maggiore Esercito dal 1881 al 1892 .
Come ogni anno a tale ufficio è delegato il suo Sottocapo.
Erano presenti 2 Allievi “romani” della Nunziatella, par condicio una Allieva ed un Allievo, entrambi Cappelle, incaricati a presenziare alla cerimonia dal Comandante della Scuola, insieme ad alcuni soci della Sezione Lazio, il neo Segretario Pasquale Viora, il Consigliere Michele Franzé e poi Paolo Ballerini e Nunzio Seminara (alla tastiera…).
Davanti ad un “pattuglione ”di Ufficiali dello Stato Maggiore Esercito, il Gen. C.A. Claudio Mara (Artigliere da Montagna, cioè quasi Alpino), ha officiato alla deposizione della corona nel colonnato del Verano, il cimitero monumentale di Roma, presidiato da dieci Granatieri del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna in Colbacco enorme che completa la divisa storica, dove è riportato il loro stemma ricamato che riporta la data del 1659, il più antico Reggimento d’Europa, che per tale datazione fa “sformare” gl’invidiosi Inglesi, gelosissimi delle proprie tradizioni militari.
Note.
La cerimonia è stata inventata da Alberto Ficuciello, corso 1954, già Sottocapo di SME ed è stata inserita con orgoglio dalla Sezione Lazio, all’epoca “Ettore Gallo”, nel circuito delle manifestazioni “pubbliche” fin dal 2003.
Il Gen. Mara è stato particolarmente cortese nel fermarsi, da solo, con gli Allievi con i quali ha conversato con sincera affabilità,
La giornata è stata umida, prometteva inondazioni sul “cemeterio” che in questi giorni è stato danneggiato, anche lui, da molte alberature che hanno ceduto all’urlo del vento romano.
Poi un breve salto al monumento a Domenico Corazzi, l’ispiratore della Scuola Militare di Palazzo Salviati. Servirò un po’ di manutenzione. Vedremo.
Poi un passaggio al “Nuovo Pincetto” a vedere come va la tomba di Alberto Pollio, il 4° Capo di SME, dal 1896 a metà del 1914, quando il suo cuore si fermò.
O fu fatto fermare, La tomba è completamente ricoperta da verdurame incolto e dalla dimenticanza, Colpevole,
Tutto qui, per voi che leggete se vi va, ancora “presenti” sul terreno dei valori ,….., il 2 novembre al Verano.
Ma solo per un paio d’ore, poi, ancora vivi, tutti a casa.
……..
siminarion